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“Non è retorica reagire a tesi storicamente infondate, come quelle tendenti ad avvalorare ipotesi di unificazione solo parziale dell’Italia, abbandonando il Sud al suo destino (…). E tanto meno è retorica il recuperare motivi di fierezza e di orgoglio nazionale: ne abbiamo bisogno, ci è necessaria questa più matura consapevolezza storica comune, anche per affrontare con accresciuta fiducia le sfide che attendono e già mettono alla prova il nostro Paese.”
In uno dei passaggi più pregnanti di questo libro, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano condensa tutto l’impianto concettuale che sta dietro alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Ecco ora una raccolta di interventi che il Presidente ha avuto modo di pronunciare durante le numerose manifestazioni sorte, anche spontaneamente in molti Comuni e in molte scuole, per ricordare il difficile processo che, passando attraverso i moti risorgimentali, ha portato all’unificazione nazionale e alla proclamazione, nella Carta costituzionale, della Repubblica italiana “Una e indivisibile”.
Una conquista, ma anche un auspicio. Oggi che numerose insidie rischiano di compromettere lo spirito unitario “occorre lumeggiare” – sostiene il Presidente Napolitano – “passaggi essenziali e fondamentali figure di protagonisti del processo unitario”. Un approccio storico, quindi, prima di tutto, sulle tracce di un’avventura che ha coinvolto numerosi giovani protagonisti sui quali la luce del ricordo e della memoria non viene mai accesa invano.
Uno sguardo lucido sui protagonisti e i luoghi del Risorgimento, che - da Quarto, dove partì la spedizione dei Mille, a Reggio Emilia, dove venne creata la bandiera tricolore, ma anche Bergamo, enclave oggi di echi secessionisti - vengono riletti alla luce dell’enorme contributo che i cittadini diedero alla causa unitaria. Un Nord attivo e propulsivo, certo, ma anche un Sud che mai ebbe a subire le iniziative altrui, che anzi partecipò con forza al progetto unitario sia attraverso gli interventi di importanti intellettuali, sia attraverso il tributo degli uomini che risposero in maniera plebiscitaria all’appello di Garibaldi e dei Mille.
La riflessione sul ruolo del Mezzogiorno percorre tutte le pagine di questo appassionante saggio. Dal discorso tenuto il 3 ottobre 2009 a Rionero in Vulture, fino alla Giornata della Bandiera, il 7 gennaio 2011, per arrivare al toccante discorso celebrativo dinanzi al Parlamento pronunciato nell’Aula di Montecitorio il 17 marzo 2011, il Presidente Giorgio Napolitano non ha mai cessato di porre l’accento sulla questione meridionale e sulla centralità di Roma capitale, sulle difficoltà che ha incontrato il processo di unificazione reale, in termini economici, sociali e civili. “La più grave incompiutezza”, secondo il Presidente, che non può che spronare tutte le più alte cariche dello Stato a lavorare alacremente e tenacemente perché l’ampio progetto dei nostri padri costituenti venga portato a compimento.
Non è retorica, è bene che si chiarisca, insistere sulla storia italiana, sull’orgoglio nazionale e sulla dignità che deve guidare i nostri prossimi passi, soprattutto in un momento di crisi globale come quello che l’Europa sta attraversando. E commuove la lucidità con cui un uomo di Stato, che della nostra Repubblica ha avuto modo di ascoltare “i primi vagiti”, interpreta il nostro passato proiettandolo nell’immaginario delle nuove generazioni, vere destinatarie dello spirito risorgimentale e protagoniste di un rinnovato impegno civile.
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