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Mi e’ piaciuto molto questo libro, avrei dato 5 stelle, ma arrivata al finale sono rimasta un po’ delusa. E’ difficile trovare il finale perfetto, ma questa “ sospensione” non mi e’ piaciuta. Per carità e’ un finale in linea con il personaggio, ma avrei preferito qualcosa di diverso. Nel complesso comunque silvia avallone si conferma una delle mie scrittrici preferite: adoro i suoi libri.
I personaggi antipatici non sono sinonimi di pessimi libri: Marina Bellezza ne è prova. La protagonista è la figlia, l'amica, la fidanzata che nessuno vorrebbe avere. Ma è vera fino in fondo, come è vero il mondo nel quale si muove. Silvia Avallone non delude ma cresce in talento e spessore.
Ingredienti: 1) Una pseudo starlette di provincia, cafona, viziata, arrogante, egocentrica e spudoratamente ignorante (così definita più volte dall'autrice stessa). Un personaggio vuoto e odioso fino allo spasmo. 2) Un ragazzo sciapo, con l'aria perennemente da cane bastonato, eterna vittima di tutti i mali del mondo (secondo lui), innamorato della suddetta star in maniera malata, che si lascia trattare da zerbino e mai da uomo in ogni occasione, che incolpa il fratello di avergli rovinato la vita semplicemente perché quest'ultimo è un ragazzo in gamba mentre lui è un fallito. Preparazione: immaginate una travagliata "storia d'amore" tra i due personaggi, dove lui ama lei ma lei ama solo sé stessa, aggiungete una terza protagonista, "l'altra", che all'inizio pare essere l'unica persona di valore nella storia ma poi diventa anche lei uno zerbino per i piedi e perde tutto il suo carisma. Sullo sfondo le montagne del Piemonte e la crisi economica degli ultimi anni. Ecco pronto Marina Bellezza. Che, tra l'altro, non è un titolo poetico come potrebbe sembrare ma è semplicemente nome e cognome della sciocca protagonista. È un libro abbastanza inutile, la cui storia si legge e si dimentica il giorno dopo, senza lasciare traccia. Tuttavia dò 3 stellette perché bisogna riconoscere che, nonostante la banalità della storia e i personaggi estremamente fastidiosi, la Avallone scrive molto bene e riesce a tenerti incollato alle pagine, anche se vorresti prendere a schiaffi un momento si e quello dopo pure chi ne fa parte. Sono 500 pagine che scorrono velocemente, per cui leggetelo solo se da un libro cercate puro svago (ma c'è sicuramente di meglio anche solo per questo scopo) e non qualcosa che resti impresso.
Recensioni
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Marina Bellezza è in primo luogo uno sguardo inedito sui territori in cui la scrittrice è nata e vissuta.
Il romanzo ha la crisi sullo sfondo, questa crisi a noi così vicina, che ci accompagna nei discorsi e nelle azioni di tutti i giorni, ma non parla della crisi. Piuttosto racconta l'amore e il coraggio di personaggi che trovano delle risposte possibili, delle vie di uscita.
Marina è la ragazza che dà il nome al romanzo, caparbia, testarda, talentuosa. Canta e balla nei centri commerciali, sogna di diventare famosa e di sfondare nel mondo della musica e dello spettacolo. Un po' eroina ottocentesca, un po' ragazza di provincia con una storia difficile come tante altre, Marina è sfuggente, inafferrabile ma ha un punto di riferimento che resta sempre fermo: Andrea. Ventisette anni, bibliotecario, ha un sogno che tutti considerano impossibile: fondare un'azienda casearia nei luoghi dei nonni, ritornare laddove è nato per ricostruire.
Qui arriviamo al cuore del romanzo: se con Acciaio Silvia Avallone aveva raccontato una guerra aperta, un mondo che, nel benessere generale di cui parlavano i telegiornali, sembrava dimenticato, Marina Bellezza è un modo per rispondere a questo senso di generale impossibilità che ci circonda, l'impotenza della crisi, dello stallo. Dopo Piombino, quindi, anche questa Valle Cervo è un po' terra di confine.
Ma non è una provincia angusta e soffocante, al contrario ha gli spazi immensi della provincia americana di cui parlano Richard Ford e altri autori americani molto amati dalla scrittrice. Il romanzo è anche un modo per continuare il discorso sul rapporto padri-figli. Resta l'interesse per le dinamiche familiari complesse ma, mentre in Acciaio Silvia rappresentava due adolescenti che subivano situazioni familiari difficili, adesso in scena ci sono due ragazzi che non vivono più in casa, hanno costruito una propria vita fuori ma continuano a pensare a quello che hanno lasciato.
A cura di Wuz.it
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