L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Il disegno della vita deriva da un evento puntuale ed imperdibile: Venter nel 2012 ha tenuto a Dublino, in occasione del Forum sulla scienza (Esof 2012) una conferenza al Trinity College, che è stata la magnifica occasione di legittimarsi come il miglior continuatore dell'opera di Erwin Schroedinger e di generare una teoria generale del vivente. Ci spiega così che la vita in definitiva consiste di "macchine biologiche guidate dal Dna, una sorta di software che dirige da centinaia a migliaia di "proteine robot". Venter sottolinea che da decenni stiamo già digitalizzando la vita, da quando abbiamo sequenziato il Dna. Ora il processo può essere capovolto e, iniziando con il codice digitale computerizzato, è possibile progettare nuove forme di vita, sintetizzando chimicamente il suo Dna, e poi avviandolo per produrre l'organismo vero e proprio. E poiché le informazioni ormai sono digitali, possiamo inviarle ovunque e ricreare il Dna e la vita da un'altra parte. Il Dna, in quanto informazione digitalizzata, non solo si sta accumulando nei database dei computer, ma ora può essere trasmesso come un'onda elettromagnetica a una velocità pari o prossima a quella della luce, mediante un tele-trasportatore biologico (digitized-life-sending-unit), per ricreare proteine, virus e cellule viventi in luoghi remoti, cambiando forse per sempre il nostro modo di vedere la vita. E la Synthetic Genomics Inc. progetta di studiare i genomi del suolo profondo, non solo sulla terra, ma sull'inospitale Marte. Venter profetizza quindi che, in un'epoca industriale al declino, il genere umano stia entrando in una nuova fase dell'evoluzione e della sua storia, quella della progettazione biologica mirata. Leggendo queste profezie, molte persone di buon senso si chiederanno se non si tratti di meri vaneggiamenti. In realtà la proposta è seria e immanente. Per fare un esempio, nel 2012 Geneviève Fioraso, ministro francese della ricerca, ha definita la biologia sintetica "un campo emergente". E il gruppo di studio di Carlo Alberto Redi e dei suoi colleghi all'Università di Pavia, ha raccolto riflessioni importanti nel libro Le sfide della biologia sintetica e la fine del naturale (Studia Ghisleriana, 2013), ricordandoci che l'idea di una biologia sintetica è vecchia di cent'anni, ma che ora soltanto si sta realizzando con tutte le sue promesse e le sue incognite sulla sicurezza, sulle prospettive economiche e sociali, sulle implicazioni etiche. Già nel 2010 la commissione bioetica della Casa Bianca aveva preparato un ampio rapporto. Per rimanere sempre nel concreto, pochi giorni fa tutte le riviste mondiali più importanti hanno parlato del progetto di "materiali biologici" che si autocostruiscono, oppure di biocircuiti sintetici che si sincronizzano: piccoli, ma significativi passi verso il futuro preconizzato da Craig Venter, un personaggio ricco di contraddizioni, ma prometeico nella sua proposta innovativa. Aldo Fasolo |
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore