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Severgnini è un tipo in gamba quando scrive di notizie e curiosità dal mondo, di politica e/o di abitudini più o meno buone della nostra fallmentare società attuale. Questo libro però è decisamente pesante e con un tono saccente che io ho trovato a tratti insopportabile. Da un autore valido e intelligente come Severgnini io mi aspetto di meglio.
Viaggiare rende umili,scrive Severgnini, viaggiare vuol dire allungarsi la vita, riempiendo il passato di ricordi e il futuro di progetti. Una frase che condivido in pieno, ma il libro non è un diario di cose viste né un reportage di viaggi inteso nel senso classico del termine, cioe descrizione di luoghi e narrazione dei posti; bensì è un excursus dell'Italia di oggi con tutte le sue traversìe, collegando la realtà con gli avvenimenti del passato. Ci sono una ventina di parole chiave, che a detta dell'autore, dovrebbero accompagnare "l'esploratore" nel viaggio della vita, e questi vocaboli vengon ben analizzati nei capitoli contenuti nel romanzo. Tanto per fare un es, una delle parole di cui sopra è "brevità" .."La bella brevità è onesta, utile e generosa: non garantisce soltanto chiarezza ed efficacia, ma regala tempo a chi legge"..o "resilienza" ..."La consapevolezza di saper resistere deve diventare un motivo d'orgoglio.La resilienza rinforza il carattere e produce personalità. Tra i sentimenti è forse il più letterario, dopo l'amore?. Pensate a un personaggio classico e scoprirete che il suo fascino nasce dalla capacità di affrontare le avversità" Voglio concludere la recensione invece estrapolando un passaggio che mi ha molto colpito e che riguarda la semplicità, Cesare Pavese e Bruce Springsteen: Tutti sanno vedere l'eccezionalità dei luoghi eccezionali-le Dolomiti al tramonto, Roma in primavera, la baia di Halong dal mare etc-Pochi sanno cogliere la magia dei luoghi normali. E solo un artista sa comunicarla. Così facendo , ci offre un regalo. Perché è nei luoghi normali che passa la nostra vita, e bisogna spolverarli dall'abitudine. C. Pavese e B.Springsteen mi hanno fatto questo regalo. Insieme nello stesso periodo, anni 70, mi hanno spiegato che i luoghi quotidiani erano magici: bastava guardare..... Le colline piemontesi sono incantevoli, ma C.Pavese ha saputo raccontarne la profondità, il fascino, la varietà. Senza aggiungere, appesantire,complicare
Severgnini è una sicurezza quando si tratta di avere notizie dal mondo, sulla politica, sulle abitudini buone o cattive della nostra società. Questo libro però, pur essendo scritto bene, manca di omogeneità. Molti capitoli sono presi qua e là da suoi pezzi già pubblicati, dando un po' l'idea del libro uscito con un occhio al marketing; e da lui non ce lo si aspetta. Riesce a essere a tratti anche poetico e molto incisivo soprattutto nel capitolo dedicato alla scuola, e al suo ideale sull'insegnamento. Mentre in altri punti dà suggerimenti banali (se parti per un viaggio all'estero non aspettarti la buona cucina italiana!), che suonano un po' saccenti nel suo voler indicare la via. Un giornalista e scrittore come lui può fare di meglio.
Recensioni
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Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera e opinionista del New York Times ci ha ormai abituati ai suoi commenti sferzanti sulle abitudini e i costumi degli italiani. Dal suo punto di osservazione privilegiato ha tracciato l’identikit dell’italiano medio attraverso numerose pubblicazioni, da La testa degli italiani (2005), bestseller tradotto in quindici lingue, a Italiani di domani (2012) passando per le sue famose lezioni semiserie di italiano e di inglese dedicate a chi, come lui, è costretto a passare metà della propria vita in viaggio.
Proprio ai ragazzi italiani, dai dieci ai cent’anni, è dedicato questo suo ultimo saggio. Nel suo incipit, in cui invoca a sé lo spirito degli illustri scrittori di viaggio che prima di lui hanno affrontato questo tema, da Chatwin a Magris, da Terzani a McCarthy, stila il decalogo del buon viaggiatore: 1 - Non esistono posti banali; 2 – Viaggiate con i cinque sensi; 3 – Organizzatevi, ma non troppo; 4 – Rilassatevi: non esiste un viaggio senza un inconveniente; 5 – Non distraetevi: attenti alle parole; 6 – Prendetevi una pausa, concedetevi il giusto sonno; 7 – Cercate posti nuovi e imparate a godervi quelli che già conoscete; 8 – Fate quel che vi piace; 9 – Rispettate la regola d’oro del bagaglio: poco, ma buono; 10 – Ricordate: ogni viaggio è uno spettacolo.
Per poter seguire questo tracciato, questo “atlante” di navigazione in dieci difficili punti, il navigatore ha bisogno di un training, di una preparazione molto intensa. E chi meglio di Severgnini può indicarci il percorso giusto? Sono venti tappe, venti parole chiave che ogni viaggiatore, prima di mettersi lungo il suo percorso, deve aver assimilato profondamente. Empatia, brevità, ispirazione, ma anche concetti apparentemente inutili per il viaggiatore, come la paura e la politica, sono i concetti filosofici alla base di questo interessante saggio. Una lunga concatenazione di massime filosofiche che il giornalista illustra attraverso aneddoti, frasi tratte da opere celebri e ricordi personali.
Alla fine di questo percorso quello che rimane davvero chiaro e nitido nella mente del lettore è la consapevolezza che per tutti c’è un tempo per andare e un tempo per restare. Molta parte delle nostre decisioni individuali in merito a questa scelta dipendono dalla resistenza al cambiamento che ciascuno di noi ha e forse, in questo momento storico, resistere non serve più a nulla.
Con la sua solita implacabile lucidità Beppe Severgnini riesce a fotografare il momento storico dell’Italia, le sue ansie ma anche le sue possibilità. Utilizzando l’esperienza individuale di ciascun potenziale viaggiatore traccia una grande metafora della situazione italiana in un percorso di riflessione che sembra, a questo punto, irrinunciabile.
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