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Il rumore delle perle di legno - Antonia Arslan - copertina
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rumore delle perle di legno

Descrizione


"I ricordi, usciti dalle loro scatole, dilagano nel cuore e prendono possesso della mente." Così, guardando il cortile dalla finestra, una donna torna bambina. Lì, a Padova, dentro e fuori da quella casa, Antonia per la prima volta ha ascoltato il nonno Yerwant raccontare le storie vitali e poi tragiche dei suoi fratelli armeni. Lì, ha vissuto gli anni della guerra, con le bombe dell'aereo Pippo e i tedeschi in città, ma sempre insieme alla mamma Vittoria, lunatica e bellissima, che infilò un maialino sotto il cappotto, fingendosi incinta per nasconderlo ai nazisti, e al nonno, che la tenne con sé a chiacchierare al buio, durante l'ultimo bombardamento nel 1945. I ricordi della Bambina invecchiata si spalancano, avventurosi e intimi, e ci conducono verso altri luoghi dell'infanzia, costellati da figure umanissime. Ma ci portano anche al cuore di un periodo cruciale per l'Italia tutta. La guerra, la sua fine, gli anni Cinquanta e Sessanta. E poi gli amori della protagonista e i suoi viaggi in Grecia, i racconti di un'Armenia che ha messo radici in lei ma soprattutto la scoperta dei libri e del loro prodigioso potere...
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Dettagli

2015
19 marzo 2015
177 p., Rilegato
9788817074933

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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claudio
Recensioni: 4/5

E' una serie di ricordi di Antonia bambina o poco più, della sua famiglia, sia di quella del papà di origine armena, sia quella della mamma, romana. Di Armenia c'è qualche accenno, nulla più.

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Leopoldo Roman
Recensioni: 3/5

Presentato come un nuovo capitolo della Masseria delle allodole in realtà, il libro, è un amarcord della scrittrice, che percorre la sua vita dall'infanzia in piena guerra, fino alla fine degli anni sessanta. I ricordi della "bambina invecchiata" sono a volte intimi e passionali, a volte scherzosi e lapidari. Frequenti i riferimenti alle sue radici armene, grazie soprattutto ai racconti del nonno Yerwant. Appassionante la scoperta del potere dei libri. Sempre piacevole ed accattivante la sua scrittura anche se a volte gli episodi raccontati sono piuttosto banali.

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Voce della critica

Antonia Arslan ritorna bambina, anzi ritorna ad essere la Bambina che viveva a Padova durante la seconda guerra mondiale. Mentre i ricordi riaffiorano con dolcezza e un velo di malinconia, una famiglia numerosa e variopinta riempie le pagine di questo romanzo carico di sensibilità. Il nonno Yerwant con le sue storie di paesi lontani, il padre, medico affermato, così sicuro dell’intelligenza e del luminoso futuro della sua amata figlia, i fratelli compagni di scorribande, la zia Henriette con il suo melodioso italiano, i numerosi cugini…figure umane interessanti che popolano i ricordi dell’infanzia e tra le quali spicca la bellissima mamma Vittoria, donna lunatica e indipendente, di cui tutti si contendono amore e attenzioni. Sfrontata e a tratti irraggiungibile, Vittoria tiranneggia con eleganza sulla famiglia e travolge tutti con la sua voglia di vivere e di rompere le regole – notevole l’episodio in cui trafugò mezzo maialino infilandolo sotto il cappotto, fingendosi una partoriente e ingannando così i nazisti.

E mentre la mamma continua ad affascinare, la Bambina invecchia e si fa prima adolescente insicura, poi ragazza interessante che scopre l’amore, la voglia di viaggiare e soprattutto la passione per i libri e la lettura, a cui si dedicherà con ardore e dedizione, cambiando il corso della propria vita: “Leggere, leggere. Non si può vivere senza un libro, non si può affrontare una sala d’attesa, uno studio medico, una burocrazia, una coda in Comune senza avere in mano quel prezioso talismano, la porta sempre aperta verso altri mondi, verso l’Altrove. Non un altrove di sogno, tutto colori pastello e romantici drappeggi, albe cariche di rugiada e tramonti abbracciosi, cuori e capanne, tempeste e sospiri; ma l’altrove del quotidiano degli altri, della vita degli altri e di tutti, la calda vita che ha colori infiniti e trame sempre uguali” (p. 129).

Una finestra sulla vita di Antonia Arslan, autrice padovana di origine armena, divenuta celebre con il bestseller La masseria delle allodole (2004), di cui questo ultimo romanzo rappresenta un nuovo capitolo. A cavallo tra due culture, l’autrice rievoca la magia e il misticismo dei parenti medio-orientali e la vivacità e l’ardore dei familiari italiani, riuscendo a creare un quadro realistico, intimo ed interessante. Nel romanzo traspaiono sentimento e nostalgia, nonché un senso di gratitudine verso il proprio passato; toccante e a tratti poetico, lo stile riesce a trasmettere il trasporto e la condiscendenza che si prova nell’osservarsi da fuori e, con la saggezza dell’età, riconoscere le sciocchezze dell’infanzia e rivedere le paure del crescere. “I ricordi, usciti dalle loro scatole, dilagano nel cuore e prendono possesso della mente” fino a diventare immagini vivide che l’autrice riesce a trasportare sulla pagina e a far rivivere al lettore, trasportato dentro e fuori dalla villa padovana dove si intrecciano storie di famiglia: amori, litigi, incomprensioni e complicità, ma soprattutto legami che durano al di là del tempo e dello spazio.

Recensione di Chiara Barra

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Conosci l'autore

Antonia Arslan

1938, Padova

Antonia Arslan è una scrittrice e saggista italiana di origine armena. Laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d'appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra '800 e '900).Attraverso l'opera del grande poeta armeno Daniel Varujan — del quale ha tradotto le raccolte II canto del pane e Mari di grano — ha dato voce alla sua identità armena.Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio armeno (Metz Yeghèrn, Il genocidio degli Armeni di Claude Mutafian) e una raccolta di...

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