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Scrittura scorrevole e ottimo ritmo narrativo. Veramente un bel romanzo, lo consiglio!
Premesso che sono stato molto condizionato dalla precedente visione in dvd del film di Vicari e dall'inevitabile confronto tra le due opere, il romanzo ha alcuni innegabili pregi come la capacità di rendere il progressivo affiorare del perturbante, la triangolazione tra Giorgio e i suoi due doppi (l'omonimo tenente Giorgio, quasi assente nel film, e Francesco), la discesa agli inferi e la solo parziale risalita, assieme a due topoi di Carofiglio quali l'ossessione per il passato che non passa e la Bari fatta di poche luci e molte ombre. Eppure il libro non mi ha convinto fino in fondo soprattutto per la qualità della scrittura, a mio parere inferiore rispetto a quella dei successivi romanzi "Il bordo vertiginoso delle cose" e "Il silenzio dell'onda" ("Una mutevole verità" è un episodio minore che non porrei a confronto col resto, mentre la saga dell'avvocato Guerrieri ha un taglio tutto suo). Mi riferisco proprio a particolari scelte sintattiche e lessicali, che mi sono sembrate magari immediate nell'effetto ma non molto originali o incisive sotto il profilo stilistico. Va anche detto che "Il passato è una terra straniera" è uno dei primi romanzi di questo autore e in nuce lascia intravedere potenzialità che a mio avviso sarebbero state meglio sviluppate in seguito. In generale comunque Carofiglio dà il meglio di sé, almeno in questo libro, nel narrare più che nel descrivere. E poi l'autoindulgenza del protagonista-narratore (che nell'avvocato Guerrieri sconfina nell'ironia) qui è a tratti eccessiva nell'indurre il lettore a comprendere e a redimere Giorgio. E ci sarà un motivo se Carofiglio, che ha co-sceneggiato il film di Vicari, ha proposto o accettato alcuni mutamenti radicali della storia, come se quest'ultima avesse avuto una metamorfosi in lui anche dopo la pubblicazione del libro.
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