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Celebrazione dell’“eterna domenica in cuore” e paradigma del limite che si erge contro la sua realizzazione, la sognante e ironica novella del Perdigiorno, con l’avventuroso viaggio del Fannullone dall’Austria fino a Roma e poi di nuovo in Austria, è lo spazio disimpegnato che l’autore crea per se stesso come rifugio da un avvilente impiego governativo e specchio incrinato per una nazione incapace di accogliere i nuovi ideali rivoluzionari. In essa agiscono personaggi la cui libertà trasognata assume l’amaro carattere dell’utopia e del desiderio inappagato e che, nella loro impossibilità di aderire alla realtà, nella malinconica opposizione alla società vinta dalla morsa della produttività, fanno vivere pagine tra le più intense del Romanticismo ottocentesco e dal carattere decisamente moderno.
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Il celebre racconto di Eichendorff ha un'aerea leggerezza tutta mozartiana, per quel candore fanciullesco, voglio dire, che ricorda più ancora l'uomo Mozart che il musicista. Le straordinarie avventure che animano la vicenda sembrano tutte scaturire da un sortilegio, una formula segreta che ha messo in moto un fantastico carillon; proprio, si direbbe, secondo le parole dell'autore stesso, che in una sua poesia intitolata 'Canna da rabdomante' aveva scritto: "... und die Welt hebt an zu singen / triffst du nur das Zauberwort" ("E il mondo comincia a cantare / se solo trovi la parola magica"). Capolavoro imperdibile della narrativa romantica.
"Tutti noi abbiamo letto da giovani la novella di Joseph von Eichendorff, serbandone in cuore per sempre l'eco di un tenue tocco d'arpa", scriveva Thomas Mann nel 1918. Gli faceva eco Lukács nel 1956: "I sogni eichendorffiani di una realtà migliore dei sinistri abissi della vita, sono in realtà sogni ad occhi aperti...È una nostalgia soggettivamente autentica e profonda, ma con una certa coscienza di essere soltanto una musica che accompagna la vita reale". Questa edizione della famosissima novella di Joseph von Eichendorff è introdotta dall'acuto saggio di Giulio Schiavoni, che ben illustra non solo "le pagine ariose ed agili" del racconto, ma anche l'ideologia sottesa alla formulazione del testo, i motivi del suo prolungato e universale successo, i dati biografici e le tesi politiche del suo autore. Il perdigiorno (der Taugenichts) è uno svagato ragazzo di campagna che al lavoro nel mulino del padre preferisce l'ozio e il vagabondaggio avventuroso nel "libero e vasto mondo", con la sola compagnia del suo violino e del suo canto. Mettersi in viaggio, vivere nella natura, godere delle bellezze paesaggistiche, sognare l'amore: lontano dalla schiavitù di un lavoro ripetitivo, dagli interessi economici, dalla pigrizia egoista dei più. Preferire alla realtà della storia l'irrealtà del sogno e della fantasia, la precarietà di lavori saltuari, l'ideale di una passione romantica, la dolcezza della musica. Contano poco, in questa fiaba ottocentesca in versi e prosa, gli avvenimenti che si succedono, i viaggi e gli incontri del protagonista, il suo idillio con la bella signora creduta nobile e alla fine rivelatasi del suo stesso ceto. Ha più importanza l'atmosfera festosa, indeterminata, fantastica, perpetuamente meravigliata del mondo e del suo splendore in cui il giovane vaga, mentalmente e fisicamente, nel corso della storia: l'insopprimibile gioia interiore di un'anima candida, contenta di esistere.
"Vita di un perdigiorno" è la più famosa fra le opere di Joseph Freiherr von Eichendorff.La si potrebbe definire un "idillio" romantico in prosa tanto rasserenante è il clima che la pervade tutta.Il protagonista in effetti riesce molto facilmente a superare le peripezie che gli capitano poichè non c'è nessun orco alla maniera dei fratelli Grimm o nessun sosia malefico come accade nelle opere di ETA Hoffman che sbarri il cammino a questo giovane perdigiorno che si affida sempre lieto e speranzoso al caso e alla volontà di Dio e che alla fine è premiato senza aver mosso un dito.E'un opera letteraria spensierata per grandi e piccini;ma è proprio la sua eccessiva spensieratezza che,almeno secondo il mio modesto parere la rende un po' monodimensionale dal punto di vista tematico;se si esclude il fatto che essa rappresenta per l'autore che l'ha scritta un autobiografico,nostalgico ricordo di un mondo a cui egli apparteneva e che ora non c'è più.
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