Un sommergibile non è rientrato alla base

Un libro che solo un sommergibilista poteva scrivere. Un diario che descrive dettagliatamente la vita sul battello: l'avvicendarsi delle rapide immersioni e delle emersioni, le paure, la tensione, la profondità ed il buio silenzioso degli abissi, le vittorie in battaglia, la sinergia tra i vari componenti dell'equipaggio, il ruolo preciso ed importante di ciascuno di essi; il tutto a formare una vera famiglia di 70 amici impegnati in una vera guerra per l'onore della Patria e per la propria salvezza. Consigliatissimo per gli appassionati del genere.

Rileggo oggi (2009) questolibro che mi fu letto nel lontano 1955, quando avevo 12 anni. Mai dimenticato, cercato e da poco ritrovato. Niente ha perso dell'immediatezza, della freschezza e della capacità di riportarmi nel mezzo di tanti oceani navigati dal Tazzoli in tempi di guerra sospinto da valori che sembrano ormai perduti.

L'Autore è stato davvero dentro il Tazzoli. E si sente. Si percepisce tutta l'ansia di riuscire a trasmettere al lettore la criticità delle situazioni vissute: e l'Autore riesce in pieno a far rivivere quelle difficoltà, quelle assurdità ormai lontane consumate in nome di ideali ormai sicuramente decaduti. Eppure comunica al lettore uno spirito di gruppo, uno spirito di sopportazione e di abnegazione ormai desueti, che non possono essere né disconosciuti né annichiliti. Riesce ad esaltare con estrema semplicità, con un linguaggio piano e scorrevole le capacità del comandante, la capacità di "fare gruppo" raccontando i fatti ma senza mai dare giudizi, né entusiasti né negativi. Non mi sento di dare il voto massimo solo a causa del linguaggio estremamente asciutto, a tratti scarno, e per l'assenza di informazioni sulle macchine impiegate che forse avrebbero reso il racconto più comprensibile anche da parte dei lettori completamente digiuni sull'argomento.