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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2013
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Tragedie in due battute è un monumento alla brevità, una brillante rappresentazione teatrale di una società scomparsa, messa in scena per il lettore, che potrà pure non riconoscersi in quei personaggi (non è detto) ma che non potrà fare a meno di apprezzare la capacità dell’autore di eternarla con poche feroci battute:
Questo libro di Achille Campanile raccoglie oltre centocinquanta brevissime “tragedie” (in realtà micro-drammi) prevalentemente in due battute; tragedie intrise di umorismo che hanno il potere di strappare al lettore un sorriso e a volte addirittura una risata. Tragedie sicuramente da leggere, ma forse anche adatte ad essere rese scenicamente. Tra l’altro Campanile è stato anche autore di numerose commedie teatrali. In questo senso come drammaturgo andrebbe riscoperto o comunque rivalutato per il suo umorismo fine, sottile, intelligente, tagliente. È davvero un maestro dell’assurdo, del nonsense. Una miniera di battute, freddure, giochi di parole, etc., e un modo di fare umorismo da cui hanno attinto tanti comici e umoristi successivi. Consiglio questo libro perché la sua lettura, sia che avvenga tutta d’un fiato sia che venga “gustata” poco alla volta, lascia sempre nel lettore il buonumore. Insomma è una lettura che allieta, rallegra lo spirito. Fa sorridere, a volte addirittura ridere; fa riflettere su quanto la vita possa essere tragicamente comica (o comicamente tragica?) a seconda del punto di vista dal quale viene riguardata. Leggere queste tragedie intrise di umorismo fa letteralmente "di-vertire", distrarre dalle noie, dai fastidi, dalle difficoltà, dai problemi della vita di tutti i giorni. Un antidoto “letterario”, una risposta ironica alle contraddizioni e alle assurdità della vita.
Centro storico di Firenze. Un turista entra in un negozio di souvenirs intento ad acquistare sei statuette del Perseo. Il commesso gli va incontro: "Dica" - Il turista: "Sei Persei" - Il commesso: "Trentasei". (Sipario). Per non parlare poi del tizio che, incaricato da un amico che non poteva, doveva andare a prendere in stazione il Signor Perotto. Il treno si libera, i passeggeri scendono, il tizio ferma a caso uno e gli fa: "Sei Perotto?", e il tizio: "Quarantotto". Esilaranti, assurde, perfette e insensate nel loro compiersi fulmineo, le tragedie in due battute sono fra i grandi capolavori del Novecento europeo. Esatte come nient'altro nel sogno di una stortura, esse stravolgono il senso comune, l'ovvietà più nefasta per salire al trono del puro nulla cristallizzato, vivo, il dorso di un normalità sciatta e misera che mostra finalmente le sue riserve di genio. Il servitore al padrone di casa: "Signore, c'è sulla porta la sua amica, quella con la gamba ingessata". - Il signore. "La faccia accomodare". - Il servitore: "La gamba?". Come si fa a non mettersi in fila in un esercito di lettori e intonare anche noi la giusta dose di gratitudine verso questo divino artigiano della parola, della felicità? Il fiorellino al fungo: "Ma dimmi, sei un vero ombrello o fungi da ombrello?". - Il fungo: "Fungo". Niente di più semplice e insieme spiazzante, atrocemente unico, ridicolo e vasto. A metà strada fra la freddura, il non senso, l'arguzia più bislacca e la morale più solida, un campionario di indiscussa meraviglia dove ci si commuove anche. Per esempio la famosa partita a bridge fra il tempo, la giovinezza, l'amore e la vita. All'alzarsi del sipario ecco distribuite le carte: Il tempo: "Passo" - La giovinezza: "Passo" - L'amore: "Passo" - La vita: Passo". Gettano via le carte (Sipario). Dunque una partitura di giocosissime febbri, di intarsi e giochi di parole in piena libertà, di gusto ben distribuito e leggerezza che accarezza e bastona. E' Campanile, l'imbattibile.
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