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veramente molto deludente .Mi aspettavo indagini più approfondite sulle vicende di questo mezzo secolo italiano di luci ed ombre ;il libro resta a mio giudizio un tentativo incompiuto di un analisi lucida e imparziale.
Ho apprezzato alcuni spunti nel racconto del Dott. Napoletano. Ho comperato questo libro perchè sin dall' introduzione, ho capito che il linguaggio che l' autore usava era sufficentemente chiaro e quindi presumevo che l' intento di Napoletano era quello di sensibilizzare maggiormente la massa che talvolta non coglie i problemi veri di questo paese. Mi dichiaro politicamente un centrista e penso che ci sia molto di vero in quello che sostiente il nostro Direttore. Tuttavia, ho da aggiungere che non vanno trascurati gli aspetti sociologici che hanno influenzato l' Italia sin dai primi periodi del ventesimo secolo. Non ci dimentichiamo che il nostro bel paese e' uno Stato giovane, e socialmente molto più eterogeneo di altre realtà.Ci ha lacerato in passato il periodo pre e post-fascista e credo ancor oggi la parola fascismo evochi strumentalizzazioni continue che di certo non ci aiutano. Il punto è che ancora oggi non abbiamo realmente dentro di noi quella grande voglia di farci del bene in nome di un qualcosa. C' è l'Inghilterra che in nome della Regina ha fatto cose grandiose, altre di meno,(che siano state fatte cose di destra o di sinistra che importanza avevano) cosi' come la Francia in nome del grande peridodo napoleonico e non solo. Noi ancora no, tuttavia, ritengo che siamo "Grandi" quando ci troviamo in situazioni disperate.Ci vorranno ancora decine, se non centinaia di anni affinche' ci riappacificheremo tutti quanti con la storia e quindi da allora potranno crearsi le condizioni per una maggiore coesione sociale e unità di intenti. Tutto questo il Direttore lo sà, perchè i governi passano, ma alla fine è il popolo il vero sovrano, anche nei comportamenti della nostra Italia in Europa.Complimenti comunque per il suo enorme coraggio nell' affrontare questi problemi.
Un libro deludente, scritto senza coraggio e quel pizzico di necessaria cattiveria (tipo "Lo spreco" di Gianantonio Stella o le inchieste televisive di Report). Una serie di lamenti a tutto campo che però rimangono troppo sul generico. Ho trovato nauseanti le sviolinate a vari boiardi di stato che avevano capito come far girare i rispettivi carrozzoni, ma che per colpa del destino cinico e baro (perchè di nomi neanche l'ombra) non ci sono riusciti. A dir poco comico il passaggio in cui esalta i paesi anglosassoni dove il primo della classe sarebbe l'idolo della scuola, invidiato e riverito da tutti, mentre in Italia il secchione è trattato a pesci in faccia dai compagni. Gli idoli dei college sono i giocatori delle varie squadre sportive, non certo i cosiddetti nerd...
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