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Pisa com'era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V-XIV) - Fabio Redi - copertina
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Pisa com'era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V-XIV)
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Dettagli

1991
1 gennaio 1991
552 p., ill.
9788820720209

Voce della critica

REDI, FABIO, Pisa com'era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V-XIV)

GARZELLA, GABRIELLA, Pisa com'era: topografia e insediamento dall'impianto tardoantico alla città murata del secolo XII
recensione di Milone, A., L'Indice 1994, n.11

Molte città toscane come Siena e Lucca conservano ben in vista il tessuto medievale, mentre a Pisa, oltre allo straordinario insieme della piazza dei Miracoli, si fa fatica a cogliere il volto più antico di una città che tra distruzioni e abbandono ha assunto ormai un aspetto moderno; essa oggi nasconde il medioevo così come celava le vestigia della classicità ai viaggiatori ed eruditi del Settecento. Degna di segnalazione quindi questa doppia pubblicazione di due ricercatori pisani, che, sotto la guida e lo sprone di Gabriella Rossetti, direttrice del Gruppo interuniversitario per la storia dell'Europa mediterranea, coeditore dei volumi, hanno svolto un'indagine sulle fonti documentarie, sui reperti monumentali e sul frammentario tessuto urbanistico pisano nel millennio che va dal V al XIV secolo, sulla scorta anche di studi precedenti, tra i quali occorre ricordare quelli di Sanpaolesi, Violante e Tolaini. Imprese del genere sono sempre caratterizzate dalla "lunga durata", cui non sfuggono questi due studi, cominciati nel 1973, completati nel '76, annunciati nel 1981 e pubblicati tra 1990 e '91. I due lavori vanno letti contemporaneamente e forse sarebbe stato meglio fonderli in uno per evitare frequenti ripetizioni e doppi rimandi (ciò è evidente quando ci si rende conto che mentre Garzella parla di una città senza edifici, Redi esamina gli edifici isolandoli dal contesto urbano). Lo studio di Garzella ricostruisce l'assetto della città e l'addensarsi degli insediamenti a partire dalle tracce documentarie, attraverso le quali si colgono le trasformazioni di Pisa, con il centro, le zone di servizio, i ponti di collegamento che mutano di sede con i secoli; la città risulta dapprima "contratta" rispetto all'impianto antico e circondata da proprietà terriere demaniali, quindi costellata di piccoli nuclei abitativi, favoriti dall'impianto di parrocchie, che col passare del tempo si coaguleranno nella grande città racchiusa dalla cerchia muraria del XII secolo. Il lavoro di Redi, archeologo medievale, è diviso in due parti, con un ricco apparato cartografico e fotografico e corredato di puntuali disegni ricostruttivi; nella prima parte, sostituendo ai documenti la lettura dei monumenti superstiti, si ripercorrono le fasi dell'urbanizzazione di Pisa medievale partendo dalle tracce della città antica; si definisce una fase di contrazione dell'insediamento fino al X secolo, quando fu innalzata probabilmente la prima cinta muraria, e quindi una di crescita (qui si alternano ipotesi giuste ad altre meno fondate); il testo si sofferma nella seconda parte sulle tipologie edilizie e sulle tecniche costruttive, dove a una disamina puntuale degli edifici cittadini non fa riscontro un'analisi altrettanto approfondita lei maggiori episodi dell'edilizia ecclesiastica.
Per rendere possibili queste accurate ricerche sulle tipologie e per una più precisa conoscenza del tessuto urbano è stato necessario ridurre Pisa a una città di lacerti murari; mi riferisco allo brutta attitudine di lasciare a vista negli edifici cittadini parti più antiche rendendo le belle facciate dell'età medicea palinsesti incomprensibili; spero (e non credo di essere il solo) che sia venuto il momento di coprire questi finti squarci sul passato, che ormai segnano indelebilmente il paesaggio cittadino e colpiscono negativamente il visitatore e lo studioso che visitano una città ferita, con le stimmate di un'imperfetta e irrealizzabile mummificazione.

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