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Spiritualità e cultura nel Medioevo. Dodici percorsi nei territori del potere e della fede
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Spiritualità e cultura nel Medioevo. Dodici percorsi nei territori del potere e della fede - Giovanni Tabacco - copertina
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1993
1 gennaio 1993
340 p.
9788820722449

Valutazioni e recensioni

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Davide
Recensioni: 4/5

Dall’ampia produzione dell’autore, prevalentemente dedicata all’esercizio del potere nel Medioevo, sono qui selezionati saggi in cui il potere è connesso con l’esperienza religiosa, e studi dove quest’esperienza è oggetto dominante dell’indagine. L’unità dsel quadro storico è data dall’interesse per quella cultura che promosse, contrastò e complicò le tensioni spirituali emergenti nei secoli centrali del Medioevo. L’opera si articola in tre aree tematiche: 1) religione e potere, 2) aristocrazia di un’ascesi, 3) agiografia e demonologia; triplice direzione d’ingresso nei territori della fede e dell’emotività medievali, ricercate fra programmi politico-ecclesiastici ed impegno personale dei protagonisti. Un libro di straordinaria acutezza dove prendono rilievo tratti spesso difficili e dimenticati nell’evoluzione della società intellettuale europea.

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recensione di Ronzani, M., L'Indice 1995, n. 2

I "dodici percorsi" di questo volume sono altrettanti saggi, pubblicati originariamente nelle sedi del dibattito scientifico. Scritti in un arco di tempo quasi quarantennale, essi documentano innanzitutto l'affettuosa fedeltà dell'autore - a lungo professore di storia medievale presso l'Università di Torino, e noto finora al grande pubblico come autore dei due volumi einaudiani "Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano" e "Sperimentazioni del potere nell'alto medioevo" - a certi suoi giovanili interessi di ricerca intorno alle esperienze religiose del secolo XI: considerato non tanto come il secolo della "riforma ecclesiastica" comunemente attribuita a papa Gregorio VII, quanto come un'età di sperimentazione, in cui alcune singolari figure di eremiti e di monaci cercarono nuove vie per la realizzazione dell'ideale della perfetta vita cristiana. Personaggio chiave per intendere la fase iniziale di un siffatto rinnovamento è Romualdo, l'eremita vissuto tra la fine del secolo X e i primi decenni del Mille, e spostatosi a più riprese fra il delta del Po e i monti posti alla confluenza di Romagna, Toscana e Marche. Due sono, appunto, i temi portanti del volume: la rievocazione dell'attività dispiegata da Romualdo, originale e inquieta figura di religioso, caro a imperatori come Ottone III e Enrico II, nonché l'influsso da lui esercitato sull'altrettanto inquieto Pier Damiani, che da monaco sarebbe divenuto cardinale della Chiesa romana, e testimone diretto dei sussulti verificatisi negli anni sessanta del secolo in più luoghi: dalla Milano dei Patarini, alla Firenze dei predicatori vallombrosani, alla stessa Roma degli immediati predecessori di Gregorio VII. I due temi, annunciati dall'ampio studio del 1954 intitolato "Privilegium amoris": aspetti della spiritualità romalduina (che consiglieremmo di leggere per primo, nonostante sia qui collocato solo al settimo posto), sono trattati congiuntamente in un altro saggio di dimensioni consistenti ("Romualdo di Ravenna e gli inizi dell'eremitismo camaldolese"), il quale contiene a sua volta nella pagina d'esordio, una sorta di preannuncio del ragionamento svolto nello studio di carattere più generale su "Vescovi e monasteri tra XI e XII secolo". Nel frattempo, Tabacco aveva dedicato un'indagine d'ampio respiro anche a un monachesimo diverso da quello germogliato in Italia centrale dai semi gettati da Romualdo: ma il lettore che solo a questo punto affronti il saggio intitolato "Dalla Novalesa a S. Michele della Chiusa" (chiamato ad aprire la raccolta), vi troverà un richiamo illuminante all'eremita ravennate, poiché i monaci di S. Michele furono pronti "ad accogliere nella propria cultura religiosa i motivi spirituali dell''ordo anachoritarum' - ossia dell'esperienza eremitica -, che ebbero una notevole fortuna nel movimento monastico italiano dell'XI secolo".
Chi ami cogliere i giochi d'assonanza e il riaffiorare di certe notazioni da un saggio all'altro, non avrà difficoltà a passare da questo primo blocco di contributi, scritti in anni ormai lontani, ai testi più recenti che completano la fisionomia della raccolta. In essi l'attenzione s'appunta più particolarmente sul discepolo e biografo del vecchio Romualdo: in un saggio-conferenza del 1987 ("Pier Damiani fra edonismo letterario e violenza ascetica") l'intera "imponente opera di Pier Damiani scrittore" è studiata in sé e per sé, come "un'opera grande... per il dominio che esercita, con la parola, sull'esperienza molteplice e contraddittoria di una vita intensa"; e in un secondo intervento, di poco successivo, le invettive damianee diventano la chiave per cogliere, "nell'età stessa del movimento riformatore", la presenza influente di "un'ampia élite colta di chierici e monaci a orientamento edonistico".
Anche un altro, ampio saggio recente (è del 1989), che nella struttura di questo volume rimane un po' isolato, per riguardare un'età più tarda e alquanto diversa ("Il papa avignonese nella crisi del francescanesimo"), documenta il ritorno dell'autore a temi affrontati già molti decenni prima; l'occasione è data da un omaggio alla memoria di Raoul Manselli, il grande medievista scomparso nel 1984, e lungamente impegnato a studiare gli "Spirituali" francescani, repressi dal papa Giovanni XXII (alla cui "azione politica" il nostro autore aveva dedicato un volume nel 1953). Quanto poi alla terza e ultima sezione della raccolta, basterà aggiungere al suo titolo editoriale un po' sibillino ("Agiografia e demonologia") la specificazione "in età carolingia", presente nei titoli di entrambi i contributi qui ripubblicati, per farne intuire i caratteri essenziali. Con questi ultimi saggi, le "Vite" dei santi di età carolingia vengono ad affiancarsi alla "Vita Romualdi" e agli altri scritti di Pier Damiani, alle cronache dei monasteri piemontesi, ai testi polemici e intricati composti nel primo Trecento dai francescani dissidenti Ubertino da Casale e Angelo Clareno. È su una lettura quanto mai personale di testimonianze siffatte che Tabacco ha costruito gli studi qui raccolti. Oltre che offrirci il modo di seguire da vicino i "percorsi" della propria attività di studioso, egli ci rassicura che ogni (pur ammissibile) allargamento del concetto di fonte storica non renderà mai inutile la rivisitazione continua dei testi: da una generazione di studiosi all'altra, o in momenti diversi di una vita scientifica lunga e feconda, come quella di Giovanni Tabacco.

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