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Il cane dell’ortolano è la stessa contessa Diana che, oscillando tra amore e timore per il suo segretario Teodoro (di umile origine, però, con cui non potrebbe convolare a nozze per le convenzioni sociali dell’epoca, barocca e intrisa di falsi pregiudizi) salta sulla mangiatoia degli animali e non si nutre e non lascia che neppure altri si cibino. Il suo improvviso desiderio per Teodoro si desta quando lo scopre amoreggiare con la sua serva Marcella. Commedia brillante, ricca di felici battute. E.g., Tristán: “devo sterilizzare la lettera in aceto prima di recapitarvela”? Teodoro: “farfalla svolazzante, sono forse una candela per cui lei mi giri attorno”? Tristán: farmacisti dell’amore, che scrivete le vostre note amorose come se fossero delle ricette … Cura contro il matrimonio: purga con antimonio”. Marcela: “Teodoro è come un secchio nel pozzo che Diana fa salire e scendere a piacer suo”. Più che i sentimenti ondivaghi tra i duellanti (Diana e Teodoro, incapaci di trovare una soluzione ai loro amori contrari alle convenzioni sociali) chi fa da mattatore è Tristán, il geniale e abile servitore di Teodoro, che trova la soluzione all’impasse. Le sue panzane, quando si presenta al conte Ludovico, travestito da mercante greco, sono da manuale: Teodoro è il diletto figlio rapito 20 anni prima dai turchi e adottato da suo padre Catiborratos, cresciuto assieme alla sorella Serpalitonia, con cui ha pure avuto un figlio illegittimo, Terimaconius. Per dar maggior credibilità ai suoi racconti, si presenta pure con un servo fedele, Mercaponius. Di fronte a questo fraseggiare in greco maccheronico, il conte Ludovico non può che adottare l’ignaro Teodoro, sciogliendo così il nodo gordiano che bloccava l’accesso al matrimonio. E’ difficile non pensare a Beaumarchais dove, nel Barbiere di Siviglia, il conte Almaviva si fa beffe del vecchio Bartholo, che diventa, di volta in volta, Balordon, Barque-à-l’eau, Barbe-à-l’eau. Fuochi d’artificio in entrambi i casi!
Ottimo libro!
Recensioni
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