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Questo breve romanzo di Ermanno Detti giornalista, saggista, studioso di fumetti e letteratura popolare, direttore della rivista di letteratura per l'infanzia "Il Pepeverde", oltre che scrittore per ragazzi accende un doppio interesse. Inaugura la collana "Bibliotecagiovani" con cui l'editore (ma anche altri, come ad esempio Fanucci), dopo il travolgente successo di libri di culto tra gli adolescenti come quelli di Federico Moccia, tenta di snidare lettori riluttanti quali i cosiddetti "giovani adulti", quelli che solitamente smettono di leggere dopo la terza media. Inoltre, tocca il tema del terrorismo, finora ignorato nella nostra letteratura per ragazzi, a parte, se non ricordiamo male, Il segreto di Geraldina Colotti (cfr. "L'Indice", 2004, n. 7-8). Se quel racconto aveva però forti venature autobiografiche ed era tutto giocato sulla psicologia dei personaggi (a terrorismo ormai sconfitto), Gilda si dispiega invece come un thriller western-politico, ambientato in Maremma tra mandrie di cavalli e butteri, con gambizzazioni, uccisioni, fughe dalla finestra con il lazo, come vuole la migliore tradizione del romanzo d'avventura. Senza nascondere naturalmente le grandi scelte morali e politiche che si trovano davanti i giovani che hanno partecipato alle lotte e ai movimenti studenteschi del Sessantotto. Fa un effetto straniante almeno al lettore maturo trovarsi di fronte nomi come Mao, Ho Chi Minh, Valle Giulia, Pci, Dc, Potere operaio, non tanto in sé, ma perché l'autore si è sentito in dovere di spiegare in nota ai più giovani di che cosa parlano i suoi personaggi. Nella casa della protagonista occhieggiamo "L'Espresso", "il manifesto", "Lotta continua", "Linus", i fumetti di Corto Maltese, i libri di Eco, Rodari, don Milani. Che effetto farà tutto questo sui più giovani? C'è naturalmente il lieto fine, sul quale si distende però un'ombra di inquietudine e ambiguità circa i due fronti di lotta.
Fernando Rotondo
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