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Gli studi raccolti in questo volume, molto innovativi, investono aspetti e nodi critici fondamentali largamente inesplorati. Dalla riconversione in linee coerenti del quadro apparentemente frammentato degli scritti di teoria letteraria e teatrale nel primo Settecento, tra la generazione di Gravina e quella di Metastasio, alla rivalutazione di un eccezionale divulgatore del gusto antiquario e neoclassico, Gian Lodovico Bianconi, molto legato a Winckelmann; dalla finora insospettata e pur massiccia presenza grazie a rifacimenti e traduzioni pur approssimative del Pope di An essay on Man (molto più marcata di quello del Rape of the Lock) nell'elaborazione testuale del Giorno di Parini al modello di Tasso operante tra Goethe e Monti, del quale per la prima volta si entra nella genesi e nel lavoro di una sua traduzione rimasta allo stato di abbozzo; dalla ricostruzione semantica dei concetti di pittoresco e di grazia, che Bertola rielabora sotto l'influsso evidente di autori come Gessner e Sulzer, all'analisi, condotta sull'originale tedesco, dei giudizi (e pregiudizi) di A. W. Schlegel nei confronti dell'Alfieri tragico; dalla ripresa in chiave patetica del linguaggio tragico alfieriano in un poeta di transizione come Ippolito Pindemonte all'esame di varianti d'autore intorno ad alcuni nuclei semantici vitalissimi dell'Ortis foscoliano, nonché per la prima volta all'ampia analisi di un testo apparso agli albori dell'Ottocento, da Berchet recensito in ben tre puntate sul «Conciliatore», ma finora mai valutato e solo assai raramente e lacunosamente citato: la Storia della poesia e dell'eloquenza di Friedrich Bouterwek, che non inciderà meno della lezione del più giovane dei fratelli Schlegel sulla cultura e sul gusto dei nostri romantici.
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