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Io da un'enciclica mi aspetto un testo che, anche se non a livello di dogma, riporta il pensiero ufficiale della Chiesa Cattolica. Invece qua, almeno nella prima metà, abbiamo tutta una serie di dottissime citazioni papali che con la speranza c'entrano ben poco, e al limite riguardano la fede, non la speranza: cose che in una lectio magistralis mi stanno molto bene, ma qua mi sembrano piuttosto forzate. C'è poi naturalmente il leit-motiv di questo papa, vale a dire lo scontro diretto contro il concetto scientifico moderno. Il guaio di base da Bacone in poi, secondo Ratzinger, è legato al passaggio da un'idea "comunitaria" a una individualistica, passaggio che è stato persino assorbito dalla teologia cristiana (sezione 25). Il metodo scientifico ridarebbe infatti all'uomo il dominio sull'universo, dominio che aveva perso col peccato originale (16), facendo diventare così irrilevante la fede (17). Il progresso è "ragione e libertà", entrambe volte direttamente contro fede e Chiesa (18). Il pensiero marxiano viene liquidato facendo notare che manca di una pars construens, come visto nella sua applicazione leninista (21). Naturalmente Benedetto XVI ce l'ha anche con il cattolicesimo attuale e rimpiange i bei tempi andati, con le offerte a Dio delle proprie piccole fatiche (40). Dal punto di vista teologico, probabilmente non c'è nulla di nuovo, ma non sono certo un teologo di vaglia: ci sono però punti interessanti. La parte sulla fede "performativa" e non "informativa" (10), ad esempio, oppure il fatto che la libertà dell'uomo è intrinsecamente insopprimibile (24). La speranza deve inoltre essere verso qualcosa di infinito (30), il che porta inevitabilmente alla speranza nel Giudizio Finale: una bella immagine, che associa alla giustizia divina la speranza. L'ultima parte, oltre a dare il titolo all'enciclica, è in effetti la più interessante dal punto di vista teologico, anche se la sezione finale sulla Vergine Maria dà quasi l'aria di essere stata aggiunta all'ultimo momento. Onestamente, mi aspettavo di più.
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