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recensione di Turroni, G., L'Indice 1991, n. 8
Bondjedra è una figura di intellettuale algerino, che si distingue per il suo impegno politico e letterario. Nato nel 1941 partecipa alla guerra di liberazione ed è in Spagna come rappresentante del Fln. Dopo la guerra effettua studi filosofici all'università di Algeri e si specializza alla Sorbona con una tesi dal titolo "Creazione e catarsi nell'opera di Louis-Ferdinand Céline". Autore di saggi, di romanzi e di poesie in francese e in arabo, si ispira per la produzione letteraria a Céline. Gli scritti di Bondjedra sono una denuncia della corruzione morale e politica della società algerina e affrontano anche i temi dell'emigrazione e del razzismo. Lo stile rafforza il violento disgusto con cui condanna sia la società algerina, sia quella francese. La costruzione ellittica, la perdita di funzione logica della punteggiatura, la ripetizione ossessiva di certi vocaboli o frasi, suscitano nel lettore un senso di nausea e di vertigine, che convergono nello spaesamento e nella crisi di valori propri dell'Algeria contemporanea. Inoltre l'uso di tecniche narrative, quali il monologo interiore, i continui flash-back, la confusione fra la realtà e la fantasia, le associazioni d'idee, getta il lettore in una dimensione di incubo e di paranoia. Infine l'uso della lingua francese e di quella araba sottolineano la duplice identità del popolo algerino, un'identità che è fortemente problematica, in quanto espressione di valori e modelli in conflitto tra loro.
"Topographie idéale" è uno tra i primi romanzi arabi ad avere come tema l'emigrazione e il razzismo. La scena si svolge nel métro di Parigi nell'arco di una giornata. Il métro è il punto di approdo del protagonista, un algerino-tipo, senza volto n‚ nome e di cui sappiamo solo che è giunto in Francia prendendo una nave per Marsiglia e di lì il treno per Parigi, dove vivono dei suoi cugini. Egli insegue un sogno, che nel suo villaggio alimentano coloro che sono ritornati e che grazie a ciò godono di un prestigio e di un'agiatezza particolari. In quanto analfabeta non riesce a superare le difficoltà oggettive che il métro presenta e che solo chi è in grado di decifrare i "geroglifici alla rovescia" può affrontare. Il métro diventa così una trappola infernale, un labirinto senza uscita, nel quale il protagonista subisce l'aggressione di tutta una civiltà: i cartelloni pubblicitari così invadenti, con la loro ripetitività e l'impudicizia delle loro immagini, l'indifferenza della gente, il razzismo, che culmina nel suo assassinio commesso da dei giovani sbandati. Il pessimismo dell'autore va ben oltre la tragedia vissuta dal protagonista, in quanto sottolinea che le difficoltà incontrate fino a quel momento non sono nulla rispetto alla situazione di sfruttamento e di emarginazione che lo attende fuori dal métro.
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