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scheda di Galeotti, A.E., L'Indice 1995, n.10
Il titolo dell'agile saggio di Pier Cesare Bori allude al problema filosofico sotteso al fatto del pluralismo contemporaneo, ossia all'incontro e spesso scontro fra molte tradizioni di pensiero e di forme di vita e alla loro compossibilità etica. La pluralità di culture e tradizioni così distanti e specifiche impone forse, come molti sostengono, l'abbandono di ogni progetto universalistico, etico e teorico? Bori risponde negativamente senza però identificarsi con l'universalismo più tipico, più familiare culturalmente e più criticato che è quello illuministico. Attraverso otto tesi stringate, corrispondenti alla partizione in capitoli, Bori ipotizza un universalismo che si produce attraverso il paradigma ermeneutico dell'antica lettura biblica, dove il lettore, insieme critico e simpatetico, lascia che il testo parli. In questo modo diventerebbe comprensibile l'intrinseca traducibilità dei linguaggi senza necessità di alcun metalinguaggio. Il saggio si conclude mettendo alla prova questo paradigma sui due temi-forza dell'universalismo: diritti umani e consenso etico transculturale.
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