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Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale
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Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale - Donald Alan Schön - copertina

Descrizione


L'autore esamina cinque professioni (ingegneria, architettura, management, psicoterapia e pianificazione urbana) per illustrare il modo in cui i professionisti, nella realtà operativa, affrontano la soluzione dei problemi. Schon sostiene che, nel far fronte alle sfide giornaliere lanciategli dal proprio lavoro, essi ricorrono a quel genere di improvvisazione che si apprende nel corso della pratica più che a formule imparate durante gli studi universitari. L'autore propone così una nuova epistemologia della pratica professionale fondata sulla "riflessione nel corso dell'azione".
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Dettagli

2
1993
1 settembre 1993
368 p., ill.
9788822061522

Voce della critica


recensione di Mazza, L., L'Indice 1994, n. 9

Un professionista è abitualmente considerato un esperto che risolve problemi applicando nella pratica teorie e tecniche prodotte in campo scientifico. Se un professionista, seguendo il modello della razionalità tecnica, di fronte a una situazione concreta attinge al magazzino di problemi e soluzioni che la scienza ha predisposto, sa che può operare con rigore; ma lo schema scelto può non essere pertinente, ovvero non riflettere in modo adeguato la situazione affrontata; gran parte delle situazioni reali affrontate dai professionisti si presentano come situazioni aggrovigliate, caratterizzate da incertezza, disordine e indeterminatezza, dove il primo nodo da sciogliere è proprio la definizione del problema e, quindi, dei fini da perseguire e dei mezzi da scegliere.
Di fronte al dilemma tra rigore e pertinenza, i professionisti migliori non seguono il modello della razionalità tecnica, e sviluppano processi cognitivi basati sull'intuizione e sulla creatività. Nel caso di situazioni uniche, caratterizzate da incertezza, instabilità e conflitto di valori, la pratica di questi professionisti si trasforma in una ricerca in cui, nella definizione del problema, fini e mezzi risultano interdipendenti, conoscenza e azione inscindibili. Schön definisce questa pratica come riflessione nel corso dell'azione e ritiene che il dilemma tra rigore e pertinenza possa essere rimosso qualora sia possibile costruire ''un'epistemologia della pratica che collochi la soluzione tecnica dei problemi all'interno di un più ampio contesto di indagine riflessiva, che mostri che la riflessione nel corso dell'azione può essere rigorosa per propri meriti, e che leghi l'arte dell'esercizio della pratica in condizioni di incertezza e unicità, all'arte della ricerca propria dello scienziato".
Riflettere nel corso dell'azione per Schön vuol dire comportarsi come dei bravi musicisti che improvvisano durante una sessione di jazz: "ascoltandosi reciprocamente e ascoltando se stessi, sentono in quale direzione sta andando la musica e di conseguenza adattano il proprio modo di suonare... L'improvvisazione consiste nel variare, combinare e ricombinare un insieme di motivi all'interno dello schema che definisce i limiti dell'esecuzione e le dà coerenza". Mentre per il modello della razionalità tecnica esiste un mondo conoscibile in modo oggettivo, indipendente dai valori e dai punti di vista del professionista e verso il quale egli assume un atteggiamento di spettatore-manipolatore, per il modello riflessivo di Schön il professionista partecipa della situazione su cui deve intervenire e che cerca di comprendere; pertanto riflessione e azione si combinano "in un processo transazionale, indeterminato e intrinsecamente sociale", e il professionista si comporta come un agente-sperimentatore .
Schön analizza diversi casi concreti per mostrare come la riflessione nel corso dell'azione si realizzi attraverso la sperimentazione. Per formulare il problema il professionista esprime un'ipotesi sulla situazione che affronta, e la sperimentazione consiste nel far sì che l'ipotesi si realizzi; l'azione con cui egli verifica la sua ipotesi è insieme una mossa con cui cerca di introdurre un cambiamento nella situazione, e una sonda attraverso cui la esplora. L'attività sperimentale "è contemporaneamente esplorazione, verifica di mosse e verifica di ipotesi. Le tre funzioni sono soddisfatte proprio dalle azioni. E da tale circostanza deriva il carattere distintivo della pratica". La sperimentazione consiste, dunque, in una spirale di successive fasi di azione e di apprezzamento dei risultati dell'azione, che definiscono nuovi problemi e nuove finalità sino al raggiungimento di una situazione soddisfacente. I cambiamenti sono l'essenza del metodo, perché il professionista comprende la situazione solo strutturandola, cercando di trasformarla in un'altra che preferisce attraverso l'imposizione di un suo criterio d'ordine. I tentativi di trasformazione produrranno anche risultati non intenzionali, e il professionista deve rimanere aperto alle risposte impertinenti della situazione, perché se ignorasse la resistenza al cambiamento esercitata dalla situazione, l'esperimento diventerebbe una mera profezia che si autorealizza; il rigore della sperimentazione consiste non solo nel cercare di strutturare la situazione, ma nell'accettare il fallimento del proprio tentativo di strutturarla.
Anche se non segue la razionalità tecnica, il professionista si confronta con la situazione utilizzando il repertorio di esempi, immagini, descrizioni e azioni che racchiude il complesso della sua esperienza e di cui dispone per comprendere e formulare nuove ipotesi. La strategia del professionista consiste nel vedere la situazione come qualcosa che è già presente nel suo repertorio, senza che questo significhi includerla in una categoria o in una regola consuete. Vedendo questa situazione come quella, può agire in questa situazione come in quella. La situazione consueta funge da precedente, o da caso esemplare, il vedere come assume una forma, definita ''metafora generativa", che consente di relazionare l'esperienza passata al caso unico. È la capacità di vedere come e agire come che permette di "sentire" i problemi che non si adattano a regole predefinite.
La proposta di Schön, di cui sono stati richiamati solo alcuni dei tratti essenziali, costituisce probabilmente un tentativo unico di descrivere "come i professionisti pensano durante l'azione", e soprattutto di indagare gli aspetti di solito indicati come intuitivi creativi o artistici della loro riflessione. Si può osservare che tre dei casi progettuali analizzati da Schön sono casi "didattici", in cui un supervisore discute e interagisce, a diverso titolo con un progettista. La scelta di Schön non stupisce perché quasi solo in questi casi si riesce a disporre di protocolli da analizzare (è possibile registrare un maestro che corregge l'interpretazione di un allievo, ma i bravi jazzisti, come nota lo stesso Schön, quando improvvisano non raccontano quello che fanno); resta aperta la questione se le situazioni didattiche simulino correttamente una situazione progettuale. È possibile considerare supervisore e allievo come un unico progettista che progetta ad alta voce? La strutturazione della situazione non potrebbe essere deformata da una conversazione sui materiali della situazione (il dialogo tra supervisore e allievo) oltre che con gli stessi materiali? Infine, quando i linguaggi progettuali non sono linguaggi letterari, sino a che punto è possibile tradurre in parole la riflessione nel corso dell'azione? In questi casi quali sono i repertori utilizzati e come si producono e si trasformano le metafore generative? Queste e altre domande confermano l'esigenza espressa da Schön di ulteriori ricerche sulle modalità secondo cui i professionisti strutturano i problemi e costruiscono i loro repertori, mentre gli studi originati dal successo americano del libro di Schön - come quelli di Forester e altri sui 'planners' - si sono orientati piuttosto all'analisi del ruolo dei professionisti. Il modello riflessivo sottolinea più che la responsabilità dell'esperto come rappresentante del sapere scientifico, la sua responsabilità come attore nel contesto decisionale dell'agire politico; i professionisti sono visti come partecipanti a una vasta conversazione con la società, in cui cittadini ed esperti condividono la responsabilità di quanto accade.

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