L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Vengono ricostruiti unitariamente gli studi di scienza delle finanze che in Italia, lungo un sessantennio, giustificarono e qualificarono l'intervento statale nel campo economico. I maggiori contributi vengono, oltre che sul versante della teoria economica, anche su quello delle riflessioni di filosofia politica e di epistemologia.
scheda di Realfonzo, R., L'Indice 1993, n. 8
Negli ultimi dieci anni un crescente numero di studi si è concentrato sulla riscoperta (quando non si è trattato di un "primo incontro") degli economisti italiani, "grandi" o "piccoli", di un passato più o meno recente. Uno degli ultimi contributi di questa operazione culturale è rappresentato dal volume di Bellanca, nel quale l'autore, fondandosi su una robusta ricerca e riprendendo in vario modo alcuni scritti già pubblicati, prende in esame oltre sessant'anni di teoria della finanza pubblica italiana (1883-1946). I personaggi del libro di Bellanca sono i grandi protagonisti del pensiero finanziario italiano - da Mazzola a De Viti De Marco, da Pantaleoni a Conigliani, da Borgatta a Einaudi - , che seppero produrre una grande stagione teorica e dar lustro alla scuola italiana di finanza pubblica. Il proposito di Bellanca non è strettamente analitico, ma è coerente con una impostazione di storia del pensiero. L'interesse che traspare, infatti, è essenzialmente quello di sciogliere "incasellamenti forzosi e parentele posticce" al fine di far emergere in tutta chiarezza il "peso culturale" dell'avventura teorica dei Nostri. Chiarito l'intento dell'autore, vale la pena di ricordare che, a suo avviso, il "comune proposito conoscitivo" che caratterizzò la scuola italiana di finanza pubblica va rinvenuto nel discutere la scienza finanziaria come immediatamente economica (sfera dei comportamenti volontari) e politica (sfera dei comportamenti coercitivi). È proprio lo svanire di questo duplice carattere che - qui Bellanca riprende Borgatta - porta all'esaurirsi della scuola. L'affermarsi dell'ottica della finanza di "emergenza", per la quale le scelte vengono operate non più nell'ambito di un'analisi economica mezzi/fini, ma in relazione ai soli obiettivi, porta il lato politico dell'economia pubblica a sganciarsi da quello economico: i fini diventano "extrafinanziari" e "la scuola italiana perde la sua ragion d'essere".
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore