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Che il lasso temporale che si è soliti racchiudere sotto l'insegna di Sessantotto sia composto da una concatenazione di eventi più o meno rilevanti sparpagliati in una vasta costellazione è assodato. Così come è condiviso che questi eventi di dissimile valore simbolico siano andati progressivamente amalgamandosi in un unico crogiolo formando una lega il cui collante era il conflitto. Ciò non toglie che alcuni di questi eventi siano stati degli spartiacque simbolici. Il "parricidio totemico" di Valdagno, di cui parla uno degli autori del volume, è certamente uno di questi. Il volume è una fonte preziosa perché alterna alcuni sintetici saggi con le testimonianze di coloro che vissero quei giorni di intensa lotta. Non vi è infatti dubbio che le lotte alla Marzotto abbiano rappresentato, come del resto molti sottolineano nel volume, un'anticipazione dell'"autunno caldo"; così come un tentativo di emancipazione dal paternalismo imposto dai Marzotto a Valdagno e ai paesi vicini. L'abbattimento della statua del capostipite della dinastia tessile, troneggiante nella piazza cittadina, rappresenta proprio la volontà dei lavoratori di stabilire un confine netto tra la loro attività lavorativa (consacrata all'azienda e quindi ai profitti del padrone) e la loro vita politico-sociale, che intese affrancarsi da uno schema che aveva, nella famiglia di imprenditori, un elemento totalizzante e ingombrante. Allo stesso modo, pare utile il tentativo che pervade l'intero libro di riportare l'asse della riflessione sull'oggi traendo da quella tensione l'energia militante che sarebbe utile per rilanciare un sindacato vicino alle esigenze dei lavoratori e perché no in grado di vincere, come quello di Valdagno. Grazie alla sua radicalità, ma anche alla capacità di tessere alleanze politiche.
Marco Albertaro
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