Harvard Square

Ritroviamo in quest'ultimo romanzo tutti gli elementi fondanti della poetica di Aciman, quella della nostalgia che tiene l'individuo sospeso tra il presente e il passato, tra il tempo perduto e quello ritrovato. Studioso di Proust, The Proust Project è una delle sue opere critiche più importanti. Un filo sottilmente autobiografico percorre i romanzi, a cominciare dal memoir d'esordio Out of Egypt (1995; Ultima notte ad Alessandra, Guanda 2009), che gli valse il Writing Writer's Award, ai successivi: Chiamami col tuo nome (2008), Notti bianche (2010; cfr. "L'Indice", 2011, n. 6), Città d'ombra (2013). Nato nel 1951 da una famiglia ebrea di origini turche ad Alessandria d'Egitto, da cui fu espulso da Nasser (1965), di madre lingua francese ma poliglotta, parlando scioltamente l'inglese, il ladino, il greco e l'arabo, cui si aggiunse l'italiano, appreso in tre anni romani, Aciman approdò infine a New York, dove è oggi professore di letteratura comparata. Il tema dell'identità ritorna anche in Harvard Square, scritto in prima persona, senza mai tuttavia enunciare il nome del giovane ebreo egiziano, colto e di buona famiglia, più che mai determinato a ottenere col dottorato la convalida della green card. È l'estate del 1977 e il calore fa il vuoto nei posti alla moda. Punto di riferimento diventa un vecchio locale "mediterraneo", il Café Algiers. Lo frequenta anche un tunisino musulmano dai molti mestieri, già cuoco, ora taxi driver, divorziato da matrimoni cercati solo al fine di conquistarsi una residenza. Lo chiamano Kalaj, abbreviazione di Kalashnikov, per via del suo eloquio sempre sopra le righe. Per quanto diversi, i due hanno in comune luoghi di provenienza e lingua, un francese assai poco parigino, oltre alla condizione di provvisorietà. Sono elementi sufficienti a renderli inseparabili, meglio complementari, come il dottor Jekyll e Mister Hyde. Nascono legami imprevedibili ora da approcci con strani visitatori o con ragazze più o meno facili per le quali Kalaj ha un debole, ora da scambi di abitazione, per una notte o più. Gli incontri si susseguono, così come gli scontri, più ironici che bellicosi nel salvifico humour che percorre le pagine. Il racconto di quell'estate lontana sta entro due parentesi, un prologo e un epilogo: l'arrivo ad Harvard dell'autore con il figlio in età di matricola e la partenza, allorché il ragazzo, libero, in quanto americano, di scegliersi l'università, rifiuta l'iscrizione. L'ex giovane studente, ora padre, ce l'ha fatta. Il taxi driver Kalaj è scomparso tra le righe.   Sandra Reberschak