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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una lettura che non mi ha lasciato assolutamente nulla, se non la rabbia per il tempo perso. Chissà cosa pensavo di trovarci... Si tratta di frasi dette qua e là da gente in coda per giorni, con un ragazzo che prima cerca di rimorchiare una ragazza in fila con lui, poi viene rimorchiato da una donna che lavora per lo stesso magazzino che organizza la vendita. In questo libro troverete trentacinque (35) pagine dedicate all'appello (cognome e risposta "presente") e undici (11) pagine di "Aaaaah", "ooooo", "Mmmmmm" e mugolii simili del ragazzo e della donna durante il loro amplesso.
Decide e decine di pagine tra appelli (liquidati, ogni volta, con un "presente") ed orgasmi , sono troppi anche per chi è ben disposto nei confronti del "concettualismo sovietico" di cui, l'autore, dovrebbe essere un esponente.
un libro senza descrizioni e senza voce narrante, dove le pagine sono "riempite" (al massimo per un terzo di rigo alla volta) da spezzoni di dialoghi e intercalari pescati in ordine sparso dalla folla in coda. con due eccezioni ancora più irritanti: le pagine in cui si susseguono solo cognomi e numeri gridati da chi fa l'appello degli astanti, e quelle in cui si scende in una risibile sequela onomatopeica di ansiti e sospiri da orgasmo... RIDICOLO!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una cascata di dialoghi ci travolge fin dalla prima pagina. Non sappiamo il nome di chi parla, non ci sono introduzioni. Soltanto voci che imprecano, rimproverano, borbottano, parlano di musica, di calcio e di poesia. Sono le voci della coda: centinaia di cittadini sovietici che attendono di ricevere qualcosa, forse delle scarpe svedesi, forse dei jeans americani.
Tuttavia non si tratta di un esperimento documentaristico né di un resoconto sociologico. Dopo lo stordimento iniziale, i dialoghi iniziano a concatenarsi, si delinea una trama e sembra emergere perfino un protagonista, Vadim. La sua voce è quella che ricorre più spesso, le sue opinioni sul mondo e i suoi goffi approcci alle ragazze in coda sono il filo rosso che dà forma e tiene insieme la narrazione.
L’autore è vivo e vegeto, ma lavora di nascosto, con perizia, per sottoporci una satira abrasiva del periodo brezneviano, la cosiddetta stagnazione. Non è un caso, infatti, che La coda, dopo essere circolato clandestinamente come samizdat, sia stato pubblicato fuori dall’URSS, a Parigi, nel 1985.
Tuttavia, sarebbe riduttivo intendere quest’opera soltanto come una provocazione e guardare a Sorokin come a un demolitore della letteratura russa. Schiaffeggiando i gusti del pubblico, sfidandolo a continuare a leggere, La coda mette in discussione le forze e le costanti autoritarie che dettano i ritmi dell’esistenza. Queste, a loro volta, reagiscono in maniere differenti che possono concretizzarsi nell’interruzione della lettura o nell’imposizione della censura.
Recensione di Andrea Ceccarelli
Si ringrazia il Master Professione Editoria dell'Università Cattolica di Milano
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