Un'illuminante dissezione del dolore e della perdita, e una scommessa commovente sulla nostra capacità di sopravvivenza.
"Ha conosciuto il peggio, ma non è una vittima, è una piccola combattente. Questa storia mi ha fatto ridere, mi ha fatto piangere, mi ha commosso. Ed è scritta in una prosa impeccabile." - Elsa Osorio
Sapevo che eravamo in guerra, che doveva esserci stato qualcosa di simile a una battaglia e che loro erano in qualche gelida prigione a lottare per le proprie vite. Sapevo di dover resistere.
Con una consapevolezza da grande, una bambina di dodici anni racconta la storia, commovente e tenera, di come lei e il suo fratello minore si sono trovati loro malgrado a vivere come due piccoli combattenti. Nell'Argentina degli anni Settanta, all'inizio della dittatura, i loro genitori - militanti montoneros - sono spariti misteriosamente, una notte, "portati via" in una battaglia silenziosa in cui non si è sentito risuonare neppure un colpo. Rimasti a vivere con gli zii e le due nonne che litigano senza sosta - una straparla, mentre l'altra non fa che piangere guardando fuori dalla finestra i bambini sanno che adesso il loro compito è quello di organizzarsi, di elaborare una strategia per prepararsi all'attacco del Nemico. Con astuzia e con incredibile senso di responsabilità, affinano l'arte di dissimulare e camuffarsi, in attesa del ritorno dei genitori o del momento opportuno per fare la Rivoluzione. Nel duro cammino che li porterà a confrontarsi con "il Peggio", si aggrappano all'affetto che li lega e agli ideali in cui sono stati cresciuti, e scoprono insieme che tutte le storie hanno diritto a un lieto fine. Raquel Robles riesce a trasformare in letteratura l'esperienza vissuta, raccontando la quotidianità ai tempi tragici della dittatura militare con la voce meravigliosa di una bambina, ingenua ma saggia, a volte perfino ironica, che sa trovare parole vere per restituire l'incredulità, l'amore, la paura e la compassione.
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