Nero di luna

A me Vichi piace da quando ho scoperto il Commissario Bordelli e questo libro ha mantenuto le aspettative. Un punto in meno però perché mi ha proprio stancato il fatto che il protagonista ogni due per tre si facesse una canna. Cosa ripetitiva e noiosa e non necessaria per la storia

Premettendo che il commissario Bordelli è un'altra cosa e che ovviamente preferisco la serie di cui lui è protagonista, questo libro mi ha divertito molto. Un noir scorrevole e scritto benissimo, che forse non ricorderò per la trama (non particolarmente robusta), ma per le atmosfere, per le Colline del Chianti in settembre, per le descrizioni del forestiero catapultato in un paesino immobile

Ormai non riesco più a sottrarmi dal dare un giudizio sui libri di Vichi ogni volta che ne leggo uno, avendone letti già diversi a partire da quelli della serie completa del commissario Bordelli che ritengo sempre superiori a tutti gli altri. Anche questo “Nero di luna” non è che mi abbia lasciato particolarmente soddisfatto. Sicuramente il romanzo si fa leggere, per la capacità discorsiva dell’autore e l’elemento misterioso intrigante che fa da filo conduttore della vicenda; tuttavia, l’insistere su alcune immagini (paesaggi solitari e deserti, le credenze popolari sui “lupi mannari”, reminiscenze sentimentali giovanili, uso e abuso di “canne”) non mi pare che giovi molto alla narrazione. Il mio voto è soprattutto di stima per questo scrittore di noir all’italiana, ma comincio ad avere un po’ di nostalgia per le storie con il commissario Bordelli che, pare ormai, l’autore abbia definitivamente confinato in una vecchia cascina solitaria posta in una zona altrettanto solitaria delle colline del Chianti.