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Il 28 aprile del 1937, nella campagna romana, dalle ceneri di un misterioso incendio in via Vejo nasce una dorata fabbrica di sogni e, insieme, un formidabile strumento dipropaganda: Cinecittà. La inaugura Mussolini, convinto, non a torto, che l'arte cinematografica sia «la nostra arma più forte». Tutto l'universo si riflette nel grande schermo e fa volare la fantasia della gente. Il regime promuove la produzione nazionale e intanto fa propaganda, imitando talvolta goffamente la più celebre Hollywood. è l'età dei «telefoni bianchi» e delle camicie nere ai posti di comando. I capricci delle dive, mangiatrici di uomini, i loro sprechi, si intrecciano al clima di sospetto che serpeggia mietendo vittime fra i «ribelli». Ma è in agguato la seconda guerra mondiale, che non risparmierà nessuno, neppure Cinecittà. Quindi il dopoguerra, la rinascita, Cinecittà chiamata «Hollywood sul Tevere», il neorealismo, il cui padre, Rossellini, ha anche una straordinaria vita personale, come Vittorio De Sica, del resto o attori dai destini tragici, morti prematuramente in circostanze violente e poi nuovamente massacrati dai pregiudizi dell'opinione pubblica, per essere poi dimenticati.
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