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recensione di Viacava, A., L'Indice 1989, n.10
Pubblicato in inglese nell'84, questo libro si colloca, rispetto al pensiero di Meltzer, prima del suo "Saggi di metapsicologia allargata" (Cortina, Milano 1987, vedi "L 'Indice" febbraio 1989), di cui costituisce la premessa. Qui Meltzer si propone di rivisitare la teoria dei segni a partire dal pensiero di Freud, passando attraverso l'esame dell'opera di Melanie Klein, per approdare alla svolta di Bion, che articola tra loro emozione, pensiero e linguaggio.
Bion attribuisce al sogno un ruolo cruciale nella trasformazione dell'emozione, che pone a fondamento del significato dell'esperienza, in una forma simbolica che può essere pensata e comunicata a sé e agli altri. La vita onirica, lungi dall'essere un prodotto secondario dell'attività mentale (il guardiano del sogno freudiano), viene ad essere il luogo dove si genera il significato, dove si creano forme simboliche adeguate a rappresentare l'esperienza emotiva e quindi la verità.
Alternando capitoli teorici, in cui si riferisce alla ricerca epistemologica, filosofica e linguistica moderna (Wittengstein, Cassirer, Suzanne Langer, Noam Chomsky) ad altri clinici, Meltzer esplora la relazione tra sogno e origini del pensiero, del linguaggio verbale, delle azioni per concludere con il tema a lui caro della relazione tra esperienza emotiva e esperienza estetica. Il quarto capitolo, che riporta una discussione di lavoro con un bambino artistico, mostra la grande libertà di pensiero di Donald Meltzer e Martha Harris, che la conducevano, la straordinaria capacità di entrare in risonanza con le fantasie e i bisogni del bambino, il rispetto per il terapeuta che forniva il materiale, considerato in ogni caso prezioso, e esaminato senza dogmatismi pur prendendosi la libertà di fare lunghe divagazioni teoriche lasciate lì come stimoli, possibilità, porte aperte. Si ha la sensazione di assistere ad un lavoro di frontiera, in cui si procede per tentativi, si osserva e si riflette su quello che accade, avanzando tra zone d'ombra in cui è facile disorientarsi e scoraggiarsi e l'improvviso aprirsi di nuovi orizzonti di conoscenza. Meltzer chiude questo libro ribadendo la sua convinzione, confortata da una esperienza clinica particolare ('supervisione di autoanalisi') che il sogno rappresenti il luogo della crescita mentale. Viene da chiedersi quanto, passando per tutte altre vie, il pensiero postkleiniano sia venuto avvicinandosi a quello junghiano . Sarebbe tempo di svolgere un lavoro approfondito di confronto-scambio, anche se reso difficile dall'ormai imponente mole di materiale pubblicato che rende necessario delimitare il campo, e dai residui dello storico settarismo dell'ambiente psicoanalitico.
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