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Costruzioni e campo analitico. Storia, scene e destino - Domenico Chianese - copertina
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Costruzioni e campo analitico. Storia, scene e destino - Domenico Chianese - copertina

Dettagli

1997
1 gennaio 1997
272 p.
9788826311951

Voce della critica


recensione di Mancia, M., L'Indice 1998, n. 4

Costruire è una "questione fondamentale" della psicoanalisi e coincide con l'essere analista. Analista e paziente costruiscono insieme tante storie parallele, tanti racconti. Ne era consapevole Freud, che alla fine della sua vita, in "Costruzioni nell'analisi", si trova impegnato ad affrontare questo tema insieme a quello della verificabilità, fermo restante che i ruoli del paziente e dell'analista sono diversi: "Il paziente deve ripristinare il ricordo di determinati episodi, l'analista deve scoprire o per essere più corretti costruire il materiale dimenticato a partire dalle tracce che di esso sono rimaste". E di seguito Freud precisa che il "lavoro di costruzione, o se si preferisce, di ricostruzione" deve essere fatto dall'analista sulla base dei ritrovamenti archeologici che il tempo ha depositato nella psiche del soggetto. Si sa che l'espressione freudiana sopracitata ha dato luogo a una discussione interminabile: Freud intendeva usare i due termini come sinonimi o dava loro significati diversi? Per certo sappiamo che Freud era consapevole che "mentre per l'archeologia la "ricostruzione" coincide con la meta, per l'analisi la "costruzione" è solo un lavoro preliminare". Quindi sembrerebbe che Freud usi differentemente i due termini, riferendo la costruzione all'analista e la ricostruzione all'archeologo. (Ma in realtà a mio avviso Freud ha usato i due termini come sinonimi dal momento che non c'era distinzione nella sua mente clinica tra costruzioni e ricostruzioni: ambedue riguardano un pezzo di vita passata e dimenticata che viene riportato alla luce). Comunque per Chianese è "paradossale e ironico l'esito di "Costruzioni"". Infatti Freud dopo aver tentato di difendere la validità delle costruzioni, finisce per creare dubbi sulla non arbitrarietà delle costruzioni dell'analista.
Il pensiero di Chianese è che l'analista non debba debordare nella biologia né nell'antropologia o linguistica o filosofia. La psicoanalisi ha i suoi oggetti specifici, i suoi predicati fondamentali, i suoi referenti. Essa contribuisce a un sapere che migliora l'esistenza e risponde alla domanda di come si può e si deve vivere. Il progetto analitico si identifica con il desiderio di sapere e di guarire, e questi due desideri si uniscono per il fatto che il sapere permette al paziente di vivere meglio.
Il concetto di costruzione è legato a quello di rimozione e censura, e per via di questo legame vi è una continuità tra metodo analitico e teoria metapsicologica dell'inconscio. La costruzione è vista anche come recitativo (proposto dall'analista) che permette all'analizzando di riconoscere, a partire da alcune tracce, gli eventi che hanno determinato nella sua esistenza un certo numero di svolte storiche. Comunque la costruzione ed elaborazione (di cui Chianese indica tre accezioni: psichica, terapeutica, secondaria) sono intese come due forme di una stessa funzione trasformativa. D'altra parte lo stesso Freud è andato incontro a una progressiva trasformazione: da naturalista della mente a storico. A partire dagli anni trenta, il problema storico è al centro della sua speculazione teorica, speculazione che parte dalla questione della verità storica e si conclude con la riflessione su Mosè e su "Costruzioni nell'analisi". In quegli anni, con questo lavoro, Freud contraddice le premesse di stampo naturalistico.
Chianese sostiene che la corrente storica del pensiero psicoanalitico ha accolto, dall'eredità freudiana, il chiarimento delle radici infantili della nevrosi, la nozione di fissazione e regressione. "Molti evoluzionisti culturali abbracciarono, come Freud, l'idea secondo cui i processi psicologici e le tracce mnestiche potevano venire trasmessi attraverso eredità di tipo lamarckiano, secondo cui lo sviluppo psicologico di ciascun individuo riassumerebbe biogeneticamente quello dei suoi antenati". Di fatto in psicoanalisi si possono individuare, secondo Freud, la corrente storica e quella strutturale. Nell'orientamento storico" "sono centrali le nozioni di fissazione, regressione, l'osservazione del bambino, la ricerca di quanto c'è di soggettivo e oggettivo nel discorso dell'analizzato. Nell'orientamento strutturale entrano invece le parole dell'analizzato, nel momento in cui le pronuncia unitamente al transfert che lo lega all'analista. Una delle particolarità che è maturata con lo strutturalismo è una sorta di osmosi tra antropologia, storia, psicoanalisi.
Quali sono gli esempi di struttura in psicoanalisi? I fantasmi originari e l'Edipo. I fantasmi rappresentano delle categorie o "organizzazioni" che costituiscono il nucleo dell'inconscio, preesistono all'esperienza e anzi la guidano e la determinano. Anche l'Edipo è una struttura. E la storia non è pensabile al di fuori della struttura. Queste strutture preesistenti e fondanti la storia del soggetto costituiscono il "fondo" su cui si organizza la storia del soggetto. Anche se è di Freud la battuta un po' sprezzante "gli intrecci storici non sono il mio forte, lasciamoli a Thomas Mann".
Nel corso del processo analitico l'analista attraverso il transfert cercherà di facilitare i processi di storicizzazione e trasformazione degli eventi del passato. In questa prospettiva non si può non criticare la medicina occidentale per la quale la storia del malato viene ad annullarsi e a corrispondere con la storia della malattia. Al contrario, per gli psicoanalisti scrivere e narrare fa parte della loro esperienza di lavoro. Infatti scrivere, narrare significa semiotizzare un'esperienza e darle un senso. In questo senso le verità analitiche debbono essere assunte nei termini di un'esperienza interna, di una convinzione vissuta della verità ossia nella convinzione che si tratta di una verità relativa.
Nel sistema analitico isoliamo tre poli referenti: il polo analista, il polo paziente, il polo teoria. Tra questi poli si viene a creare uno spazio virtuale che definiamo "campo analitico". Ogni polo è metafora degli altri, e in quanto metafora si caratterizza come un sistema di relazioni reciproche. Questo spazio è "lo sfondo su cui si svolgono gli eventi e i mondi dell'analisi, eventi e mondi altrimenti invisibili. La situazione analitica permette così alla realtà psichica di rappresentarsi una realtà". Il polo analista è dominato dal controtransfert che non deve essere inteso come "contro" il transfert, ma che si accompagna a esso, ne segue i movimenti. Mentre il polo paziente ha infatti bisogno dell'analista per vivere il suo transfert, l'analista ha bisogno del paziente per il suo controtransfert. Questa relazione tra i tre poli viene bene rappresentata da una metafora artistica in cui l'equilibrio tra i tre poli, l'analista, il paziente e la teoria, è come i "mobiles" di Calder che esprimono equilibri ma anche leggerezza ed eleganza. Essi sono determinati dalla proporzione delle forze, dal peso dei singoli elementi. Solo in alcuni momenti privilegiati i tre poli o vettori del campo si incontrano. Questi sono i momenti che possiamo definire di "hic et nunc", in cui paziente e analista si trovano sulla stessa lunghezza d'onda, pensano la stessa cosa nello stesso momento. Ciò permette al soggetto "di ritrovare le proprie parole, grazie alle quali potrà scrivere la propria versione di una storia che gli era vietato di conoscere e memorizzare".
Lo spazio che struttura il campo analitico viene così definito un campo di fantasmi e di rappresentazioni più che di interazioni. "La situazione analitica è una situazione a più scene e a più entrate - precisa Chianese -, attraverso le quali il paziente può attraversare il campo delle rappresentazioni". La situazione analitica è così definibile come "teatro" in quanto "dispositivo di rappresentazioni". Essa permette al soggetto di sdoppiarsi, moltiplicarsi, rappresentare vari personaggi precipitati in identificazioni multiple, complesse e contraddittorie che descrivono e drammatizzano la storia del soggetto.
L'agito viene visto come una rottura dei limiti tra la vita e la scena, che infrange la possibilità di rappresentare. La funzione del setting infatti, come il teatro, si regge sulla coscienza che si tratta di una finzione, di un gioco (o area transizionale) in cui il transfert fa vivere la ricchezza ma anche i limiti dell'analisi come "scena". In questa scena-campo analitico la lingua (la narrazione) contribuisce a costruire ma anche a trasformare il campo analitico stesso. Il lavoro dell'analista si svolge in uno "spazio virtuale" che separa e insieme collega analista e paziente, passato e presente. È un lavoro che ci costringe a riconoscere la complementarità della presenza e dell'assenza e a tollerare la solitudine (del paziente e dell'analista), in quanto questa tolleranza è la premessa perché possa costruirsi l'area del gioco tra i due membri della coppia e della loro creatività.

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