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C'è stato chi ha proposto l'ipotesi di una "concorrenza" di Jung rispetto al suo maestro Freud e, in questo sito, abbiamo già criticato questi contributi "orientalisti" al dibattito sulla epistemologia della psicoanalisi, evidenziando che chi si perita in simili azzardi merita la considerazione di letterato o di mistico o di filosofo o di poeta, ma non di scienziato. Se poi, comprativamente, la sfida junghiana a Freud viene sferrata sulla teoria del sogno, come accade in questa pur piacevole operetta di uno psichiatra allievo di Jung, allora l'incomparabilità fra le due scuole, fra i due maestri, o meglio fra il Maestro ed il suo polemico allievo di scuola ariana come inequivocamente fu Jung, si fa plastica e innegabile. E' sulla teoria del sogno che si gioca il rango epistemico primario della psicoanalisi, perchè il sogno è l'epifenomeno primario della interpreazione della vita psichica, la sua chiave infallibile, la metafora onirica e archetipica della psicodinamica complessa della nevrosi. Il sogno, interpretato nella concezione figurale che lo spiega e nel simbolismo che lo palesa, costituisce il punto di approccio sufficiente e integrale alla soluzione dei problemi della vita psichica sia nella sua patologia che nella sua dimensnione cognitiva ordinaria. Il vero interprete del sogno, lo prevede, lo preavverte, ne indica preventivamente il conflitto che metaforicamente esprimerà con il suo linguaggio onirico e con il suo simbolo arcano ma denso e infallibile. Il vero interprete del sogno è lo scienziato più importante di tutti, perchè ha la chiave di risoluzione della psicosi, inferisce infallibilmente le patologie iscritte nel simbolo onirico ed è quindi in possesso della chiave della mente. Ma non può essere cercato nel plesso junghiano del simbolo, perchè qui si trova quella che nell'opera di Meier è pur piacevolmente esposto e cioè la teoria onirica della compensazione drammatica del sogno. Una prosodia della imbattibile e freudiana "gestalt der verlangen".
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