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Segni di vita. La biologia di Star Trek - Susan Jenkins,Robert C. Jenkins - copertina
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Segni di vita. La biologia di Star Trek - Susan Jenkins,Robert C. Jenkins - copertina
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Descrizione


Perché i Vulcaniani hanno il sangue verde? Perché i Ferengi hanno le orecchie e il naso così grandi? Perché gli Andoriani hanno due antenne sulla fronte? A queste e a molte altre domande rispondono gli autori di questo volume, che indaga gli aspetti biologici connessi a Star Trek. Questi studi suggeriscono agli autori ipotesi relative alla teoria dell'evoluzione e alla possibilità di vita su altri pianeti, con riflessioni che interessano la psicologia, la genetica, la medicina spaziale,
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Dettagli

1999
1 gennaio 1999
248 p., Rilegato
9788830415409

Voce della critica





Fuso, Silvano, Realtà o illusione? Scienza, pseudoscienza e paranormale, Dedalo, 1999
Abrahams, Marc, La scienza impossibile. Il meglio degli "Annals of improbable research", Garzanti , 1999
Jenkins, Susan \ Jenkins, Robert, Segni di vita. La biologia di "Star Trek", Longanesi, 1999
Tagliasco, Vincenzo, Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali, Mondadori , 1999
recensioni di Fasolo, A. L'Indice del 1999, n. 10

Inquietanti clonazioni, cibi biotecnologici, "Frankenstein", scienziati che confessano di avere frodato... e dall'altra parte pie stimmate, profezie di Nostradamus, extraterrestri alla finestra di casa.

La scienza sta cambiando sempre di più la nostra vita, ma la sua immagine vacilla e lei stessa scopre una coscienza infelice o la colpa stessa. Silvano Fuso fa notare il dilagante atteggiamento antiscientifico proprio nelle società che maggiori vantaggi traggono da scienza e tecnologia, e rinvia all'analisi sociologica di Odo Marquand, secondo la quale gli "esoneri" da sofferenze e fatiche, i vantaggi che la società tecnologica concede all'uomo, sono sentiti prima con entusiasmo, successivamente con indifferenza, infine con ostilità. L'istruttivo libro di Fuso, che è impegnato nelle attività del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (Cicap), descrive, per un vasto pubblico, le basi della scienza moderna, sottolineandone le caratteristiche metodologiche, che hanno come base la critica e la problematicità. Ne deriva una visione affatto trionfalistica, dove l'errore trova non giustificazioni, ma spiegazioni. L'autore si lancia poi nella confutazione delle pseudoscienze e del paranormale dimostrandone inconsistenza e falsità. Le riflessioni di chiusura sul rapporto fra scienza, psudoscienza e società sottolineano l'importanza di una vera educazione scientifica, come antidoto alle scelte irrazionali o regressive.

Ma se noi viviamo assediati da filosofie New Age, iridologi, astrologi e santoni, non meno ossessivi sono i messaggi che derivano dai mezzi di informazione quando parlano di scienza nuova, sempre in modo sensazionalistico, spesso ricorrendo ai richiami emozionali peggiori. Un discreto "digestivo" potrebbe costituirlo allora la lettura del meglio degli "Annals of improbable research" (Air), rivista satirica americana che con piglio goliardico ci riporta le "bestialità" - si direbbe da una Animal House della scienza - di una ricerca di fantasia, ma che scimmiotta efficacemente alcune deformazioni accademiche della scienza ufficiale. Non si esplode dalle risate, come promette la copertina, ma si sorride, e il dubbio forte di essere presi in giro induce un atteggiamento critico, che forse dovremmo trasferire ad altri libri e altre letture. In fondo il discorso razionale, conseguente di Fuso, e il cachinno dissacrante di "Air" convergono verso una riflessione epistemologica significativa su scienza e società.

In questo intreccio, la domanda centrale rimane: come si può formare una cultura scientifica diffusa? Se la risposta ovvia rimanda alla scuola, la nostra società offre però anche altri mezzi. Dai programmi televisivi di Piero Angela e Giorgio Celli e dalle riviste specializzate (tipo "Le Scienze") si può precipitare al paranormale fantascientifico di "X-Files" e "Millenium"... E quale sarà il più pervasivo? Segni di vita, scritto da due noti ricercatori statunitensi, ci riporta alla biologia fantastica di "Star Trek", per aiutarci a capirne i contenuti scientifici. Come l'omologo La fisica di Star Trek di Lawrence Krauss (Longanesi, 1996) è un approccio eterodosso ma interessante per lo sviluppo di una cultura critica.

L'argomento degli "esseri umani e artificiali" non è più appannaggio della fantascienza o di un'arte visionaria, ma interessa l'etica, la biologia, l'ingegneria, l'informatica e quant'altro. Il Dizionario di Vincenzo Tagliasco - precursore della bioingegneria in Italia, che tanti contributi innovativi ha dato all'analisi dell'immagine, alla robotica, alla neurofisiologia -, pur essendo godibilissimo, è una ricognizione analitica fondata su una cultura vasta e duttile, che veleggia dai classici letterari al cinema, dalla scienza al fumetto, per farci capire dove va la scienza dell'uomo sul crinale tra naturale e artificiale.

Attraverso le filanti realtà virtuali, i cigolanti automi, i flessuosi cyborg cambia l'immagine dell'uomo, si disegnano nuovi scenari filosofici ed etici, sociali ed economici, nuove naturalità. L'opera di Tagliasco, sospesa fra passato e futuro, è inventario tassonomico delle creazioni fantastiche e di quelle reali, ma anche premonizione di cambiamento. Leggendo le sue pagine si capisce quante vocazioni precoci alla ricerca scientifica siano nate dal magma della scienza immaginata dagli artisti, e quante ricerche siano state generate da queste vocazioni. La ricerca scientifica è l'opposto della pseudoscienza: può nascere dalla motivazione inconscia, ma la governa, facendola diventare oggetto di conoscenza e cambiamento.

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