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Io leggo molti commenti sovrastanti, ci vuole tanto a dire che questo è semplicemente un buon libro? Scritto benissimo, il tema è gia stato affrontato altre mille volte, la trama è molto simile ad altri romanzi, tuttavia il libro è riuscito perchè sono convinto che lo scrittore sia riuscito a trasmettere gran parte di quello che voleva. La cosa sorprendente di Jurado è che sia riuscito a portare con se il lettore in quel vortice di oppressione e pesantezza, che in pochi scrittori riescono a trasmettere, non è una cosa da poco. Un bel Thriller senz altro
Il libro è un thriller con un buon ritmo, scorrevole e spesso mantiene la necessaria "tensione". Fa uso di piste suggerite dal Killer con fogliettini, pizzini dal contenuto enigmatico che l'eroe di turno con magica intuizione risolverà; tale tecnica, della quale francamente non se ne sente più il bisogno da quasi un secolo, è ancora più noiosa perché le varie indicazioni sono scollegate, un espediente appiccicato dentro la storia per accondiscendere un piacere che penso pochi lettori potranno invece provare. Sullo stesso piano l'attacco alle alte sfere ecclesiastiche che non è argomento nuovo e nemmeno molto gradevole, ed anch'esso sembra forzato. La figura del killer e la sua storia personale, agghiacciante, pare in qualche maniera plausibile, ancorché al limite del troppo costruito. E' stato giustamente accostato a Dan Brown, del quale ricalca alcuni difetti, evitando però la costruzioni di vicende del tutto inverosimili, scritte solo per colpire il lettore, e che trovo illeggibili, tipiche di alcuni passi dei libri di Brown. D'altra parte l'incisività della trama e la ricerca del particolare sembra meno curata nel libro di Gomez. Diversamente va detto per la denuncia su abusi dei religiosi che apre un filone di analisi interessante, ed anche pregevole pare lo studio e la documentazione. Nel complesso pare un libro accettabile.
Il romanzo d'esordio dello spagnolo Juan Gòmez-Jurado mi ha piacevolmente sorpreso, anche se non entusiasmato. Le precedenti esperienze negative con scrittori iberici, mi rendevano alquanto prevenuto e cauto nell'approccio a questo libro. Ho constatato, però, uno stile fluido, snello, piacevole e ben ponderato nei dialoghi e nelle azioni. Una storia dura, molto critica ed aspra nei confronti dello Stato di Città del Vaticano, ben documentata e coraggiosa. Trattasi di romanzo, certo, ma che lascia molti interrogativi e spunti di riflessione. Anche le più alte gerarchie ecclesiastiche sono esseri umani, con le loro debolezze e i loro eccessi, i vizi e la brama di potere. E' accaduto in passato ed accadrà in futuro. Uno Stato deve sempre e comunque tutelare i propri interessi; quando poi essi s'intrecciano con quelli personali, beh ne esce? LA SPIA DI DIO! La sequenza dei capitoli è ben congegnata, con un'alternanza di vicende in tempo reale (Giovanni Paolo II è morto da pochi giorni e su Roma incombe il conclave) ed accadimenti del passato molto funzionali alla trama, poiché in grado di snellirla e rendere, anche sottoforma di flashback, più intuitivo il carattere, i sentimenti e il modus operandi dei protagonisti (l'ispettore Paola Dicanti, Padre Anthony Fowler e Viktor Karoski in primis). L'identità dell'assassino viene rivelata a pagina 67, per cui il vatican-thriller assume (inaspettatamente) natura introspettiva, incentrandosi sulla ricerca e sulla cattura del presunto serial killer sulla base del suo profilo psicologico. L'edizione è ben curata e rilegata dalla Longanesi. L'intero volume appare come la cronaca romanzata della prima decade di aprile 2005 dal finale un po' forzato, sicuramente fantasioso e privo di sorprese, salvo qualche colpo di scena concernente la vita dei personaggi principali. Si è invogliati alla lettura del romanzo successivo, a cui si chiedono soprattutto risposte sul destino di Padre Fowler.
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