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Figli dello stesso padre - Romana Petri - copertina
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Figli dello stesso padre

Descrizione


Finalista Premio Strega 2013. Figli dello stesso padre, ma di due donne diverse, Germano ed Emilio si rivedono dopo un lungo silenzio. Sono diversissimi, accomunati unicamente dall'amore insoddisfatto per il padre Giovanni, una figura possente, passionale ed egocentrica, che ha abbandonato la madre di Germano perché la sua nuova donna aspettava un figlio, Emilio, per poi abbandonare poco dopo anche lei come tutte le altre donne della sua vita. Germano, pur essendo sempre stato il preferito del padre, non ha mai perdonato al fratello minore di essere la causa del divorzio dei genitori. Emilio, cresciuto sapendo di essere il figlio non voluto, ha sempre cercato, invano, l'affetto del padre e del fratello. Nei pochi giorni che trascorreranno insieme, le antiche rabbie e il richiamo del sangue riemergeranno furiosi.
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Dettagli

4
2013
28 marzo 2013
297 p., Rilegato
9788830436114

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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Patrizia franchina
Recensioni: 4/5

Figli dello stesso padre di Romana Petri è un bel romanzo scorrevole, che ruota attorno alla difficoltà di relazione tra due bambini prima e due adulti dopo figli dello stesso padre ma nati da madri diverse. Indaga il rancore del figlio maggiore, Germano verso il fratellastro che ritiene responsabile della separazione dei suoi genitori; ci racconta di Emilio, il più piccolo, che è costretto a fare i conti con un continuo senso di abbandono perché consapevole di essere il figlio indesiderato di quel padre che non voleva affatto che nascesse e che gli ha solo dedicato i ritagli di tempo per cui cerca in tutti i modi di piacere al fratello maggiore come istintivamente cercando farsi accettare perché solo somigliando a lui, crede di potersi aggiudicare l’amore del padre. Da adulti la situazione non migliora, i due si contendono ancora un padre complicato, invadente, egoista, egocentrico ma amatissimo e affascinante. Entrambi, con modalità diverse, pagano il pegno dell’abbandono e del non sentirsi veramente amati da un padre distratto e spesso assente, che tuttavia era capace di affascinarli. Il proprio padre non si sceglie..

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Giorgia
Recensioni: 3/5

La storia di famiglie separate come ce ne sono tante, facile immedesimarsi, cogliere analogie o smaccate differenze. I personaggi sono ben delineati, fin troppo. Le vicende delle due madri così come dei loro figli mi ha appassionato. Alla fine però si perde, la storia si avvoltola su se stessa, così comè i due fratelli che rimangono bambini anche da adulti. Ho trovato il finale banale e scontato. Peccato. Una domanda mi sorge dall'inizio della lettura: 'aperse'. Perché??

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Lorso57
Recensioni: 3/5

Incontro-scontro di due fratellastri. Avrei preferito che la trama si concentrasse maggiormente sul rapporto fra i due protagonisti in età adulta mentre invece l'autrice si dedica fin troppo a lungo alla descrizione della loro fanciullezza. I personaggi positivi sono tutti al femminile mentre i maschietti fannno quasi sempre una figuraccia, il che purtroppo si riscontra spesso anche nella realtà. Testo ben scritto e scorrevole.

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Recensioni

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Voce della critica

  Tra quei pochi scrittori della nostra contemporaneità con una fisionomia espressiva ben riconoscibile e tuttavia ogni volta disponibile al cambiamento e alla sperimentazione, uno dei primi nomi da fare è senz'altro quello di Romana Petri. Nella sua lunga attività di scrittrice, iniziata nel 1990 con i racconti del Gambero blu, ha esplorato via via le regioni del surreale e del realismo magico, i territori della saga avventurosa e della grande storia, la galassia dei rapporti familiari, cambiando radicalmente il fuoco della prospettiva e il calibro della narrazione, ma mantenendo sempre viva attenzione verso quello che si potrebbe definire un trattamento epico della quotidianità. E questo è più che mai evidente nel suo ultimo romanzo, Figli dello stesso padre, che fa pensare a un'epica tenzone in cui i due guerrieri che scendono in campo valgono a disegnare una cartografia della nostra società di famiglie allargate e affettività smembrate. Emilio e Germano sono figli di madri diverse, ma dello stesso padre, e se è vero che in ogni romanzo che si rispetti l'onomastica gioca il suo giusto ruolo, si noti al loro cognome: "Siamo la stirpe degli Acciari", urla con orgoglio Giovanni ai suoi figli, in uno di quei rari momenti fusionali del loro rapporto. Potrebbe essere il cognome di un capitano di ventura o di un nobile cavaliere medievale, e in un certo qual modo cavaliere lo è, Giovanni, ma le giostre in cui si cimenta, ogni volta intrepido e ardimentoso e poi sempre più sfiduciato e scoordinato, sono di tipo amoroso: giostre di combattimento, rapina, possesso e infallibile disamoramento. E poco importa che siano nate due creature, da questi rapinosi tornei: Giovanni se ne cura quel poco o quel tanto che basta per ricavarne qualche effimero appagamento o risentimento paterno. Tra i suoi figli, però, matura e si affina lentamente un sentimento ambivalente e tortuoso di competizione ‒ prima per l'amore paterno, poi per il monopolio del suo ricordo – che, a distanza di anni, esige di essere chiarito. All'inizio del romanzo li vediamo ognuno nel suo piccolo mondo: Emilio, docente universitario a Pittsburgh, con moglie, figli e linda villetta nel più puro stile di famigliola americana; Germano a Roma, da solo, pittore di un certo successo amico di tutti e di nessuno, nel più puro stile cinico-capitolino. Ma dal momento in cui si incontrano – ed è Germano, bello e imponente come un eroe omerico a lanciare al fratello un invito che suona come una sfida – le dimensioni del passato e del presente, con il loro strascico di ricordi ben differenziati e di emozioni raramente condivise, entrano anche loro in campo aperto, ad affrontarsi senza tregua. Accanto a loro si estende una fitta schiera di personaggi nitidamente caratterizzati a partire da un'abitudine o un dettaglio: Edda, la madre di Germano, con il talismano mattutino dei suoi Oro Saiwa, la sua saggezza figlia del dolore e la storia d'amore con Duarte, da coltivare ogni giorno con immutata trepidazione; Duarte, gentiluomo nel fisico e nei modi ma soprattutto nella nobiltà d'animo; la fragile Costanza, madre di Emilio, perennemente appesa al telefono; i nonni così poco "nonnosi"; le figure che sembrerebbero marginali, e non lo sono, di Artemia, sorella di Giovanni e del marito, per le quali viene affilata la lama: nessuna pietà, mai, nelle storie di Romana Petri per i maligni e rancorosi discendenti di Tersite. Un ulteriore elemento caratterizzante, nella rappresentazione di questa partita che si gioca tra i due fratelli, consiste nella loro reciproca fascinazione, vale a dire in quel richiamo oscuro e potente che agisce in ognuno di loro indirizzandolo, a sua insaputa, verso l'altro. Così il dionisiaco Germano è fortemente attratto dall'ordine, sia pure quello definitivo e paradossale della morte, come raccontano le sue tele, mentre il razionale e metodico Emilio si scopre capace di allucinazioni che hanno il potere di farlo uscire fuori da se stesso. E il campo di battaglia si trasforma gradualmente, anche in virtù di una scrittura sapientissima, capace di infiltrare nel serrato ritmo dei dialoghi una discordante molteplicità di retropensieri e sollecitazioni emotive, in un territorio di luci e ombre in cui diventa possibile deporre finalmente le armi.   Maria Vittoria Vittori  

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Conosci l'autore

Romana Petri

1965, Roma

Scrittrice italiana. Vive tra Roma e Lisbona. Editrice, traduttrice e critica letteraria, collabora con «ttl La Stampa», il «Venerdì di Repubblica», «Corriere della Sera» e «Il Messaggero». Considerata dalla critica come una delle migliori autrici italiane contemporanee, ha scritto tra romanzi e raccolte di racconti nove libri. Ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti, tra i quali il Premio Mondello, il Rapallo-Carige e il Grinzane Cavour. È stata inoltre finalista tre volte al Premio Strega.Tra le sue opere ricordiamo Alle Case Venie (Marsilio, 1997), I padri degli altri (Marsilio, 1999), La donna delle Azzore (Piemme, 2001), Dagoberto Babilonio, un destino (Mondadori, 2002), Esecuzioni (Fazi, 2005), Ovunque io sia (Cavallo...

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