Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Shopper rossa
Nina dei lupi - Alessandro Bertante - copertina
Nina dei lupi - Alessandro Bertante - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 0 liste dei desideri
Nina dei lupi
Disponibilità immediata
18,50 €
18,50 €
Disp. immediata
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Carù Libreria Dischi
18,50 € + 6,90 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Carù Libreria Dischi
18,50 € + 6,90 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi
Nina dei lupi - Alessandro Bertante - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Descrizione


Il cielo muta di colore. Ogni mattina macchie viola e rossastre solcano le nubi delle montagne Occidentali, alimentando timori e affanni nei sopravvissuti. Trascorsi tre anni dalla Sciagura, nel piccolo borgo di Piedimulo, una comunità di contadini vive nascosta, protetta dai grandi massi di una frana. Oltre il villaggio c'è il ruscello e oltre ancora ci sono i lupi. Scampata dalla metropoli in fiamme, Nina ha dodici anni. Persi madre e padre durante gli anni della ferocia, ora vive con i nonni a Piedimulo. Ma la ragazzina riconosce i segnali nel cielo e sa che un oscuro nemico sta bussando di nuovo alle porte. Affiancata da personaggi leggendari, Nina sarà costretta a crescere in fretta, affrontando un appassionante percorso nei miti ancestrali della natura, alla disperata ricerca di una nuova fondazione umana. torna Alessandro Bertante con una storia di terra e ghiaccio, magia e spirito, che regola i conti con la modernità rinnovandone l'immaginario apocalittico.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2011
223 p., Rilegato
9788831708579

Valutazioni e recensioni

2,67/5
Recensioni: 3/5
(3)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(0)
4
(1)
3
(0)
2
(2)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

silvia zavatti
Recensioni: 4/5

Libro molto coinvolgente e ben scritto. la sequenza in cui Nina scappa è talmente realistica che sembra di essere lì con lei, con le belve alle calcagna...Lo consiglio. Tra l'altro fa anche riflettere molto sul nostro modo di vivere.

Leggi di più Leggi di meno
luciano sava
Recensioni: 2/5

Mi aspettavo di più, è l'ennesima storia post-catastrofica con finale incerto.Mi è piaciuto comunque il rapporto tra la protagonista e la natura selvaggia che la circonda, il resto, tutta roba già letta.

Leggi di più Leggi di meno
franco scaramuzzi
Recensioni: 2/5

Un pò Oltre il confine, un pò La strada, un pò Il Buio Fuori. Peccato che replicare o copiare Mc Carthy sia a ingente rischio di sottomissione letteraria

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

2,67/5
Recensioni: 3/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(0)
4
(1)
3
(0)
2
(2)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Voce della critica

Nina dei lupi di Alessandro Bertante è un romanzo-monolite. Un blocco unico. Difficilmente articolabile. Contenitore ermetico, inattaccabile da ogni pretesa di separazione o frammentazione tra linguaggio e immagine, tra tema e forma. Da questa sua compattezza, dalla perfetta tenuta stagna del suo corpo testuale, del resto, sembra trarre tutta la sua forza. Che venga definito come epico - inserito in un mainstream apocalittico alla McCarthy, alla Houellebecq - o come opera dalla chiara valenza metaforica, che si parli bene o male del suo linguaggio, delle sue asperità, delle sue zoppie, è immediatamente evidente che Nina dei lupi possiede un'efficacia narrativa non comune. È un testo che non lascia indifferenti. Ma da dove viene l'icasticità del suo segno? Che cosa "non lascia indifferenti" in Nina? Con tutta probabilità la scelta stessa dei temi. La "storia", in sintesi. Ma non solo. Nina dei lupi non è soltanto il racconto di una guerra tra un mondo post-atomico violento e contaminato e un paese di montagna, Piedimulo, che a questa stessa violenza ha cercato di sottrarsi vivendo in un perfetto isolamento. Nel romanzo non c'è solo lo scontro, terribile, a inizio del testo, tra la banda di razziatori che irrompe nel paese e i montanari, così come non c'è solo la fuga di Nina, bambina poco più che dodicenne, verso la montagna e da lì, la sua lenta e progressiva iniziazione alla vita. Fin qui, nulla di più che un'intuizione felice e un intreccio certamente ben strutturato. Il nodo della questione, la forza del testo, sembra però stare da tutt'altra parte. O meglio, sembra trovarsi esattamente all'incrocio tra la narrazione e il suo taglio, tra la storia e il suo linguaggio, tra il "cosa" e il "come". In Nina non esistono compromessi. I buoni qui sono integralmente buoni. I cattivi, un'accolita di depravati senza possibilità di redenzione. Da una parte Nina, la bambina-donna senza paura, Alessio il cacciatore, Diana sacerdotessa del culto ancestrale dei boschi. Dall'altra Gianpaolo, Fosco, Tano, gli uomini venuti "dal mondo di fuori", stupratori e assassini, malati di una demenza nera e senza scampo. Non esistono zone intermedie tra uno stato o l'altro dell'anima così come solo la riga sottile di un fiumiciattolo divide i due mondi del libro. Il bosco di Nina, in alto. Il villaggio preso dai razziatori, in basso. Si procede per opposizioni. I malati e i sani. Gli uomini e i lupi. Il silenzio della valle e l'urlo del mondo dall'altra parte della galleria. Nessuna "complessità" nelle scene del romanzo. Nessuna profondità psicologica nei personaggi, perché Nina dei lupi è - è stato scritto, concepito e pensato, anche se questo noi lo sapremo soltanto alla fine - come una narrazione mitica e il mito non conosce profondità e spessore, ma solo l'icasticità ieratica del proprio segno. La storia di Nina, e della sua vittoria sul mondo malato degli uomini, non rappresenta infatti il racconto del tutto umano di uno scontro e di una fine, ma la leggenda atemporale di una fondazione. La fondazione di un tempo nuovo, di una nuova umanità con nuovi figli e nuove leggi. Nina, fin dall'inizio del testo, è "quello che c'è stato prima". La sua montagna appartiene all'età remota dei demoni e degli dei. All'età in cui la natura stessa era demone e dio insieme. Demone nelle macchie rossastre, nelle striature di sangue che per tutto il libro continuano ad apparire in cielo, riflesso (o forse causa stessa) dell'agonia del mondo. Dio pagano nella maestosità degli inverni, nel silenzio dei ghiacci, nei lupi. Di fronte a un universo così, allora, di fronte al mondo "come è stato prima", il linguaggio del racconto non può che essere forzatamente "povero", ridotto all'osso di una narrazione al limite del proprio valore espressivo. I personaggi si fanno bidimensionali come pure figure iconologiche. Il loro sguardo, indistinguibile dallo sguardo muto dell'animale o della divinità. Del resto, da Derborence di Charles-Ferdinand Ramuz alle leggende atroci presenti nelle Fiabe italiane di Calvino, la montagna è da sempre un luogo liminare, l'immagine di un sincretismo panico "incarnato", di una sacralità diventata roccia e terra. Bertante però qui radicalizza il discorso creando, all'interno del suo personale universo apocalittico, un vero e proprio codice rappresentativo a se stante, inventandosi una lingua "sporca", grezza, come appena sbozzata da un nucleo materico estremamente difficile da controllarsi. Una lingua radicale, irredimibile nella violenza informe della propria pulsionalità. La lingua, appunto, non-articolabile, non-frammentabile del mito. "Passarono altri inverni, fiorirono altre primavere. A decine e poi ancora. Le leggende si unirono nel mito. In tutte le vallate si raccontava la storia della bambina che divenne donna, crescendo sola tra le bestie selvagge. Si favoleggiava del suo arco infallibile, della sua castagna magica. Della sua strabiliante bellezza. Durate le lunghe notti di inverno trascorse davanti al fuoco i bambini delle montagne occidentali volevano ascoltare solo una storia. Chiedevano di raccontare di Nina. Nina dei lupi". Isabella Mattazzi  

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Alessandro Bertante

1969, Alessandria

Scrittore e critico letterario, vive e lavora a Milano. Collabora con «La Repubblica», «Liberazione», «Satisfiction» e «Pulp», ed è condirettore artistico del festival letterario Officina Italia (assieme ad Antonio Scurati).  Nel 2000 ha pubblicato il romanzo Malavida (Leoncavallo Libri), nel 2003 ha curato per Piemme la raccolta di racconti 10 storie per la pace, nel 2005 è uscito il saggio Re Nudo (NDA Press), nel 2007 Contro il ’68 (Agenzia X). Con il romanzo Al diavul, edito da Marsilio nel 2008, ha vinto la 23° edizione del Premio letterario Chianti.Nel maggio 2009 è uscita, per le sue cure, la raccolta di racconti Voi non ci sarete (Agenzia X); il suo terzo romanzo si intitola Nina dei...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore