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Anno edizione: 2011
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Anno edizione: 2011
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L'incantesimo della buffa è il nono lavoro di Silvana Grasso. Ho amato fin dalle prime righe la storia che ci propone Silvana. Sin da subito, dalle primissime battute, ti accorgi che stai in Sicilia, dai termini che utilizza, dalle descrizioni, dagli odori che affiorano da questo libro pagina dopo pagina. Ho amato la fusione linguistica tra italiano e siciliano, e grazie ad essa sono riuscita a immedesimarmi perfettamente in ogni personaggio. I temi trattati sono importanti e per nulla leggeri. Sono sicura che non va alla ricerca dei termini perfetti, non cerca le frasi adatte, non teme di sbagliare; scrive e basta, e lo fa molto bene, al punto da emozionare, e questo non può che essere talento.
L'incantesimo della buffa di Silvana Grasso è un ottimo romanzo che si impone all'attenzione per più di un motivo. Innanzitutto la varietà dei temi, sullo sfondo delle Seconda Guerra Mondiale, in uno sperduto paesino siciliano, Roccazelle. Si inizia con il culto dei morti, in Sicilia sentitissimo: la vestizione di una giovane madre con l'abito da sposa, dopo la sua dipartita avvenuta per un cancro ghiandolare. Quindi ci si inoltra nel territorio minato delle molestie sessuali dei preti, perpetrate all'interno di un collegio, ai danni di un ragazzino, amico di uno dei protagonisti principali . Ancora, la malattia mentale originata dai sensi di colpa in chi ritiene di non aver dato il massimo per la salvezza del ragazzino vittima di abusi, che si è ucciso buttandosi nel vuoto. E ancora, l'infanzia di Gesù, piccolo orfano, a contatto con le suggestioni della sua terra: arsa nelle campagne, ribollente di vita nel mare prospiciente il paese natale. C'è anche il tema della disabilità, nel personaggio di Tea, una giovane non vedente di origine tedesca. Quello che colpisce maggiormente è lo stile della Grasso: barocco, ricco di derivazioni dialettali, con aggettivazioni senza virgole. Il romanzo non è da leggere tutto di un fiato ed esprime le asprezze della Sicilia: il troppo sentimento, i troppi affanni, la predisposizione per la visionarietà fatta di carne e sangue. Questo potrebbe anche essere il limite, però, per quei lettori che non gradiscono le tinte forti e il compiacimento sui guai del sud Italia . Ad ogni modo l'Incantesimo della buffa non è un romanzo di passaggio.
"?in questi casi si dava la colpa non alla Natura ma alla buffa, la femmina del rospo che, se uno la guardava negli occhi, gli faceva l'incantesimo e non cresceva più. I ragazzi avevano terrore della buffa?ci stava attento Gesù a evitare la buffa, non si poteva mai sapere se la diceria era vera?": già da queste parole si può percepire la vena fiabesca e visionaria che pervade questa recente opera della scrittrice siciliana Silvana Grasso, "L'incantesimo della buffa" pubblicato da Marsilio, tutto il libro è un incantesimo che vi prende sin dalle prime pagine e vi affascina soprattutto per la lingua da lei creata che è come un "solfeggio linguistico" che sa miscelare il registro alto con il colore e il calore della lingua parlata e che va assaporato come un liquore fatto in casa, goccia a goccia, centellinandolo per apprezzarne meglio tutti gli aromi. Silvana Grasso pone questa sua storia in un paesino della periferia siciliana (che immaginiamo nella zona di Catania) durante la seconda guerra mondiale; i protagonisti, commoventi e fiabeschi, sono due bambini, Gesù, dodicenne, e Tea, appena più grande, che alla loro tenera età hanno già vissuto sofferenze talmente grandi da averli fatti crescere prima del previsto. E intorno a loro ruota un'umanità straordinaria che tira avanti alla meno peggio continuando con i propri riti e credenze, con le proprie abitudini fino allo sbarco degli alleati americani che segna la fine del fascismo anche in quello sperduto paese sul mare siciliano. Su tutti domina la figura di Agostino, un essere poetico venuto dal mare e in fuga dal proprio tragico passato, che creerà un rapporto, a modo suo, d'affetto con Gesù e Tea ma che verrà nuovamente sommerso, nelle ultime pagine del libro, dai ricordi dolorosi, mai dimenticati, che lo porteranno a un epilogo che non vogliamo svelarvi.
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