Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Shopper rossa
La mia vita, i miei film. Gli occhi dell'amore per raccontare la vita - Jean Renoir - copertina
La mia vita, i miei film. Gli occhi dell'amore per raccontare la vita - Jean Renoir - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 21 liste dei desideri
La mia vita, i miei film. Gli occhi dell'amore per raccontare la vita
Attualmente non disponibile
7,36 €
-5% 7,75 €
7,36 € 7,75 € -5%
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
7,36 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
7,36 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi
La mia vita, i miei film. Gli occhi dell'amore per raccontare la vita - Jean Renoir - copertina

Descrizione


"Renoir è stato uno dei registi su cui di più l'amore ha agito come motore creativo e il cui oroscopo è stato influenzato dal segno di Venere. La conoscenza in Renoir passa attraverso l'amore e l'amore attraverso l'epidermide del mondo." (Gian Piero Brunetta) "Questo libro è una lettura che ci introduce a poco a poco dentro l'opera di Renoir, rivelandone i segreti, dandocene non poche chiavi di lettura. Più che un'autobiografia è una riflessione sulla propria esistenza e sulla propria opera fatta da un uomo lucido e appassionato, che mai ha smarrito il gusto per la vita." (Gianni Rondolino)
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

1996
Tascabile
24 ottobre 1996
256 p.
9788831765190

Valutazioni e recensioni

4/5
Recensioni: 4/5
(2)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(0)
3
(1)
2
(0)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Maria
Recensioni: 5/5

Renoir è stato uno dei registi su cui di più l'amore ha agito come motore creativo e il cui oroscopo è stato influenzato dal segno di Venere. La conoscenza in Renoir passa attraverso l'amore e l'amore attraverso l'epidermide del mondo. (Gian Piero Brunetta) "Questo libro è una lettura che ci introduce a poco a poco dentro l'opera di Renoir, rivelandone i segreti, dandocene non poche chiavi di lettura

Leggi di più Leggi di meno
Tommaso De Ville
Recensioni: 3/5

Autobiografia poco scorrevole ma interessante del grande cineasta. Assenza totale di foto.

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

4/5
Recensioni: 4/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(0)
3
(1)
2
(0)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Voce della critica


recensione di Rondolino, G., L'Indice 1992, n. 8

Nel 1974 usciva in Francia, per i tipi di Flammarion, questa autobiografia scritta da Jean Renoir su sollecitazione di molti amici, soprattutto i giovani della Nouvelle Vague, ai quali il libro è dedicato ("Molti amici mi chiedono di scrivere un'autobiografia. La loro curiosità si può probabilmente spiegare con questa nuova importanza attribuita all'autore. Non si accontentano più di sapere che un artista si è liberamente espresso con l'aiuto di una macchina da presa e un microfono. Adesso vogliono sapere chi è questo artista. Per quanto mi riguarda, credo che ogni essere umano, artista o no, sia in gran parte un prodotto del suo ambiente"). Nel medesimo anno Claude Gauteur raccoglieva gli scritti sparsi di Renoir, pubblicati fra il 1926 e il 1971, che l'editore Pierre Balfond di Parigi editava in volume (trad. it., con aggiunte, a cura di Giovanna Grignaffini e Leonardo Quaresima: "J. Renoir, La vita è cinema. Tutti gli scritti 1926-1971", Longanesi, Milano 1978). Renoir aveva allora ottant'anni e da parecchio tempo non dirigeva più film. Il suo ultimo "vero" film , era stato "Le caporal épinglé" ("Le strane avventure del caporale Dupont") del 1962. In seguito aveva realizzato "Le petit théatre par Jean Renoir" ("Il teatrino di Jean Renoir") nel 1969, un'operina in quattro episodi prodotta dalle televisioni francese e italiana. E aveva anche scritto: "Renoir par Jean Renoir" (Hachette, Paris 1962), una biografia del padre Auguste (trad. it. "Renoir, mio padre", Garzanti, Milano 1963), "Les cahiers du capitaine Georges" (Gallimard, Paris 19bb), un romanzo (trad. it. "Il diario del capitano Géorges", Garzanti, Milano 1968), e appunto l'autobiografia ("Ma vie et mes films"). Nel 1977 uscirà infine da Flammarion il libro "Le coeur à l'aise".
Ora questa autobiografia, di grande interesse non soltanto per la descrizione dell'infanzia di Renoir, della sua famiglia, dei suoi amici e poi compagni di lavoro, ma anche e soprattutto per le informazioni che fornisce sulla lavorazione di molti suoi film ("In questo libro ho cercato di dare un'idea dei miei diversi lavori. Ho citato solo quelli che hanno segnato delle tappe significative nella mia vita di realizzatore di film"), esce in italiano da Marsilio nella traduzione di Daniela Orati, che avrebbe potuto risparmiarsi qualche refuso (p. 68: "montarlo" per "mostrarlo", p. 138: "arte romana" per "arte romanica"; p. 140: "Asburgo" per "Augusta", ecc.).
Non v'è dubbio che, nonostante oggi il nome di Renoir sia un po' defilato e gli entusiasmi di dieci o vent'anni fa si siano un po' affievoliti, egli rimane una delle figure centrali della storia del cinema. Il suo stile "libero", basato spesso sull'improvvisazione delle riprese non condizionato da regole fisse sui piano narrativo e drammaturgico ma continuamente "aperto" alle suggestioni del momento mantiene intatta la modernità e l'originalità della concezione formale. Ciò vale anche per i temi e i contenuti delle sue opere, per quella grande curiosità umana che lo portava a interessarsi di problemi e questioni sociali o politiche, morali o di costume, fuori da schemi "contenutistici" o da preoccupazioni esplicitamente ideologiche. Di qui appunto l'attualità del suo cinema, in cui è possibile trovare il più grande impegno e la più grande leggerezza di tocco, la visione approfondita della realtà e l'incantevole incursione nel mondo della fantasia e del sogno. Di qui la necessità di studiare la sua opera come unitaria, conseguente, legata a un'idea centrale, forte senza le vecchie e superate suddivisioni esclusioni, distinzioni critiche. Un'opera in cui è possibile porre sul medesimo piano film apparentemente lontani o inconciliabili come "La nuit du carrefour" (1932) e "Une partie de campagne" (1936), "La grande illusion* (1937) e "The river" (1950), "La règle da jeu" (1939) e "La carrosse d'or" (1952), "La Marseillaise" (1937) e Le dejeuner sur l'erbe" (1959), per citare soltanto alcuni suoi capolavori.
Per questo studio complessivo l'autobiografia di Renoir è di grande aiuto. Da un lato - nei capitoli dedicati all'infanzia e alla formazione - ciò che egli scrive ci introduce in quella dimensione memoriale da cui è possibile trarre non pochi spunti e indicazioni per meglio comprendere i suoi gusti e le sue scelte. Dall'altro - nei capitoli dedicati ai singoli film o alle sue concezioni tecniche e artistiche -il discorso si fa puntuale e particolareggiato, fornendoci spesso informazioni indispensabili per analizzare criticamente la sua opera.
Si prendano ad esempio i riferimenti alla pittura, al teatro, alla letteratura, al primo cinema. Scrive Renoir: "I quadri di mio padre che ricoprivano i muri di casa erano una parte indispensabile dello scenario della mia vita di bambino" (p. 22), e più oltre: "Il regno di mio padre era un regno mobile. La ricerca di una luce diversa spingeva Renoir a cambiare luogo di residenza" (p. 23). Oppure: "Il teatro dei burattini ha certamente contribuito alla formazione del mio senso della plasticità... mi ha anche dato un certo gusto per le storie ingenue e una profonda diffidenza nei confronti di ciò che per convenzione chiamiamo psicologia" (p. 29); "È stata Gabrielle ad iniziarmi alla religione del melodramma. Questa forma di spettacolo era stata estromessa dai teatri eleganti dal dramma psicologico... il melodramma del Boulevard du Crime continuava a strappare fiumi di lacrime agli spettatori di alcuni teatri che gli erano rimasti fedeli" (p. 31). E ancora: "Avevo circa dieci anni quando scoprii Alexandre Dumas. E lo scopro ancora oggi" (p. 31). E infine: "Il ricordo di Charlot non mi aveva abbandonato. Vidi e rividi tutti i suoi film in programmazione a Parigi e la mia fascinazione non diminuì. Cominciai ad interessarmi anche ad altri film. Divenni un fanatico del cinema. Charlie Chaplin mi aveva convertito. Arrivai al punto di vedere tre film al giorno, due il pomeriggio e uno la sera" (p. 39).
Quanto ai problemi tecnici e artistici, il libro è ricco di suggestioni. Scrive Renoir: "Seguivo col batticuore i lavori di Griffith. Meraviglia delle meraviglie erano per me i primi piani. E non ho cambiato parere... La mia infatuazione per il primo piano è tale che mi è successo di inserire nei miei film sequenze assolutamente inutili all'azione solo perché mi davano la possibilità di un bel primo piano" (p. 42). E poi: "Entravo nel cinema con idee ben definite. Non credevo all'importanza del soggetto. Ne riconoscevo la necessità ma gli rifiutavo il privilegio di influenzare il corso del racconto... Io credevo all'improvvisazione sul palcoscenico o sul luogo delle riprese e ancora ci credo... È il contatto con gli attori, le scene, gli accessori, ad aprire gli occhi su aspetti che non si prevedono" (p. 51). Quanto al suo stile, alla concezione della forma filmica, è illuminante ciò che scrive a p. 60: "Un elemento che senza dubbio ha influenzato la mia formazione in quanto autore di film è l'acqua. Non posso concepire il cinema senz'acqua. Nel movimento del film c'è un aspetto ineluttabile che lo accosta alla corrente dei ruscelli, allo scorrere dei fiumi". E altrove: "L'aspetto che attualmente più mi interessa è la funzione dell'attore. Nelle mie riprese parto sempre dall'attore" (p. 67). E ancora: "Una sceneggiatura per me è solo uno strumento che si modifica via via che si progredisce verso uno scopo che, quello si, non deve essere cambiato" (p. 108). E infine: "Il regista non è un creatore, è una levatrice. Il suo mestiere consiste nell'aiutare a far nascere il bambino dal ventre di un attore che forse non ne sospetta nemmeno l'esistenza" (p. 108).
Si potrebbe continuare con mille altre citazioni, tali e tante essendo le suggestioni critiche che questo libro, che si legge come un romanzo, suscita. È una lettura che ci introduce a poco a poco dentro l'opera di Renoir, rivelandone i segreti, dandocene non poche chiavi di lettura. Perché, più che un'autobiografia, "Ma vie et mes films" - come d'altronde suggerisce lo stesso titolo - è una riflessione sulla propria esistenza e sulla propria opera fatta da un uomo lucido e appassionato, che a ottant'anni pare non avere ancora smarrito il gusto per la vita.

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Jean Renoir

1894, Parigi

"Regista francese. Figlio del grande pittore Pierre-Auguste, cresciuto a Montmartre in un ambiente di artisti e poeti tra i più cruciali per l'arte del Novecento, compie gli studi in un collegio e a vent'anni, allo scoppio della prima guerra mondiale, è arruolato come allievo ufficiale e mandato al fronte, dove viene ferito a una gamba. Dopo la fine del conflitto apre una fabbrica di ceramiche e sposa C. Hessling, una delle modelle del padre, che in seguito apparirà in alcuni dei suoi film. Grande appassionato del cinema americano (che in quel periodo ferveva di innovazione), viene colpito dalle ricerche dell'avanguardia, in particolare da un film del 1923, Le brasier ardent di I. Mozz?uchin, che gli appare come un'autentica svolta nel cinema francese, per lo più stancamente adagiato nei modi...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore