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Descrizione


Le confessioni di un italiano sono uno dei grandi libri della narrativa italiana dell'Ottocento. Romanzo affollato di luoghi, persone, eventi, ibrido quanto al genere, variegato nei toni, è un tipico esempio delle potenzialità dell'impura forma romanzesca. Falcetto esplora gli scenari, l'uso del tempo, il senso inquieto e dinamico della realtà, non cercando di "normalizzare" il romanzo, ma rispettandone il sapore insieme ottocentesco e moderno.
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Dettagli

1998
17 aprile 1998
264 p.
9788831766968

Voce della critica


recensioni di Bo, R. L'Indice del 1999, n. 03

Più che delle doti di romanziere di Ippolito Nievo si esce dalla lettura di queste pagine persuasi delle straordinarie qualità di Carlo Altoviti, che del romanzo in questione è il protagonista assoluto: Falcetto sembra essere riuscito nell'ardua impresa di restituire la parola al celebre ottuagenario, regalandogli in questa circostanza una voce metanarrativa, capace di attraversare il ponderoso testo nieviano, arricchendolo di notizie, interpretazioni, suggestioni. Impresa di interesse non trascurabile, specie in ambito saggistico e ancor più relativamente a un narratore già frequentemente esplorato, in cui l'autore, studioso di Calvino, di narrativa neorealista e di numerosi scrittori nostri connazionali, ha successo in virtù di una sorta di corrispondenza e di comprensione che non esiterei a definire affettuosa o, almeno, elettiva, con le pagine esplorate. Carlo emerge come il portatore di un'esemplarità imperfetta, di un'umanità tanto umana, verrebbe da dire, che chiunque prova il desiderio di assomigliargli in qualche tratto, se non altro nella sua capacità di riconoscere schiettamente le proprie virtù e le proprie miserie, in quel suo saper vivere contemporaneamente il mito della gioventù e la pazienza di una lunga e disincantata vecchiaia, in quel suo incontrare amori e amicizie senza venir meno a una sua serena moralità. Falcetto, riconoscendo nelle vicende esistenziali di Carlino questa "geometria irregolare", traccia un itinerario ideale di lettura che associa pesonaggi, intreccio e cronotopi, delineando infine un percorso ermeneutico che evidenzia nettamente tale discontinuità e il frequente ricorso a situazioni di repentino e radicale mutamento.Ne risulta un elogio dell'imperfezione, della duttilità che unisce in una relazione di stretto omeomorfismo storia e racconto e i loro rispettivi modi e tempi narrativi, appunto in virtù del fatto che il romanzo è modellato a immagine e somiglianza del protagonista, o perlomeno a immagine e somiglianza del "reliquiario" della sua memoria, il solo in grado di conservare l'esperienza vitale e quindi di proporsi come modello imitabile per un'umanità media. Il presente volume si colloca dunque a pieno diritto sulla linea dei più recenti studi sul capolavoro di Ippolito Nievo, che, a dispetto del pregiudizio crociano e di quanti come lui
- Cecchi, Russo - criticarono il carattere composito e il "cattivo disegno" del romanzo, ne rivalutano la particolare densità e la riuscita coesistenza al suo interno di stili - esistenziali e narrativi - persino antitetici.L'attenzione alla disarmonia diviene dunque la cifra di lettura più attuale delle
Confessioni, il modo per intendere la vibrante e multiforme polifonia della sua fluvialità, ma anche il modo in cui il testo costruisce il suo destinatario, lo seduce, con un atteggiamento ovviamente complesso, basculante tra ironia e tentazione apologetica, menzogna e assertività. È dunque "vero testo di confine", afferma Falcetto, "come dimostra la capacità di delineare con un linguaggio psicologico e una problematica morale ottocenteschi (la centralità dalla coscienza e dei doveri) una rappresentazione dell'individuo ricca di suggestioni moderne".

Rossella Bo

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