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recensione di Carmagnani, E., L'Indice 1998, n. 1
Nei primi anni del secolo, Marcel Poëte, giovane funzionario dell'apparato amministrativo francese, lascia la sua provincia di origine e approda a Parigi, assunto come conservatore-capo alla Bibliothèque des Travaux Historiques de la Ville. È in questo ruolo che, muovendosi ai margini dei grandi dibattiti dell'epoca, intraprende un lavoro meticoloso di conservazione e trasmissione della memoria della città.
Donatella Calabi incrocia la biografia di questa singolare figura alle molte storie della produzione culturale parigina. L'isolamento di Poëte rispetto ai luoghi di produzione culturale diventa l'ingegnoso espediente narrativo per raccontare di questa produzione e per guidare il lettore nel panorama variegato e spesso contraddittorio della circolazione delle idee della Parigi della prima parte del secolo.
Poëte lavora per trent'anni alla creazione di un'"istituzione della memoria", riorganizzando il fondo della Bibliothèque des Travaux Historiques e divulgandolo attraverso piccole esposizioni periodiche e corsi specialistici sulla storia di Parigi. Contemporaneamente pubblica i suoi due scritti più importanti: i quattro volumi di "Une vie de cité. Paris de sa naissance à nos jours" e "Introduction à l'urbanisme. L'évolution des villes". La loro debole risonanza nei dibattiti dell'epoca diventa per la Calabi la chiave di lettura per percorrere la vicenda della ridefinizione delle scienze sociali, nonché il tentativo di superare la divisione tra la storia e le altre scienze umane, comportante l'apertura a un approccio interdisciplinare e in particolare l'individuazione del nuovo ambito di studi della storia urbana.
Risulta evidente che molti dei personaggi di questa storia utilizzano le stesse fonti, e gli stessi punti di partenza, per poi divergere. Così per il bergsonismo, che influenza profondamente le scienze sociali francesi e anche il pensiero di Poëte: da Bergson egli trae infatti l'idea della città come organismo in evoluzione continua, la cui essenza è soprattutto sociale e si identifica con la comunità che lo abita. È quest'ultima che imprime in modo indelebile sul territorio le sue tracce. Le persistenze dei tracciati, degli assi di sviluppo, dei piani, permettono di riconoscere in ogni insediamento umano un'identità propria.
Fedele alla sua formazione di archivista-paleografo e accettando totalmente la fedeltà nei confronti delle fonti tipica del lavoro dello storico, Poëte utilizza, per il suo studio su Parigi, allo stesso tempo indagini archeologiche, fonti letterarie e fonti iconografiche. Il metodo, del resto, non sarà diverso da quello che, alcuni anni prima, neoimpiegato alla Bibliothèque des Travaux Historiques de la Ville, aveva utilizzato per catalogare il fondo Cousin, una collezione di diecimila stampe e seimila volumi relativi alla storia di Parigi, che è all'origine della stessa biblioteca. Il fondo della biblioteca, catalogato per soggetti, doveva costituire "le plan d'une cité des livres ordonnée selon les grandes lignes de l'histoire parisienne".
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