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Dunque, il donchisciottesco Michael, fedele al motto «Fiat iustitia et pereat mundus», trasforma la sua sete di rivalsa in odio, terrore, morte? Fouqué, nel 1816, scriveva: «Potremmo definire Heinrich Kleist […] “einen juristischen Dichter” (un poeta giuridico)». Si potrebbe – a nostra volta e solo apparentemente in controtendenza – definire il lungo racconto intitolato “Michael Kohlhaas” una «cronaca brigantesca»; ma gli appassionati lettori di Tommaso Landolfi avranno già subodorato il plagio. Come nel racconto di Landolfi, che cita in epigrafe una frase tratta da “Michael Kohlhass”, tutta la vicenda ha i caratteri dello scontro fra un territorio e i feroci briganti che cercano con violenza e angherie di trarne vantaggio, danaro e potere. L’ambientazione è la Germania del XVI sec., a capo della masnada vi è Michael, un tempo un onesto mercante di cavalli. Quindi non un uomo dedito al malaffare, ma piuttosto un commerciante con un senso della giustizia («Rechtgefühl», Kleist lo scrive all’800esca senza ‘s’ centrale) molto spiccato, tanto da trasformare un uomo pacato corretto in un brigante vendicativo, con una banda capace di infestare tutta la regione: perché mai? Per aver subito un torto che il sistema giudiziario non ha voluto sanzionare. Dapprima la sua spedizione punitiva mira a riavere il maltolto, ma invece di ristabilire la giustizia, getta progressivamente se stesso e il territorio in un caos spaventoso. Kleist, nello scrivere questo racconto, si basò su fatti realmente avvenuti, per narrare con un’espressività trascinante e irriguardosa la cavalcata lungo un sentiero in cresta fra giustizia e vendetta personale, un vertiginoso percorso critico non riuscito. Come ha detto Gisela Elsner, ci si sente direttamente provocati “dal trionfo davanti al patibolo” che conclude la novella kleistiana, attuale oggi come ieri, se E.L. Doctorow nel musicista newyorkese Coalhouse (si noti la consonanza) di “Ragtime” riprende la torva figura dell’antenato brandeburghese.
Molto piu' attuale di quel che potrebbe sembrare, pur essendo ambientato nel medioevo tedesco del 1500/1600. La giustizia purtroppo, anche se molto piu' subdolamente, "funziona" ancora cosi'.
Ragazzi che dire... Questo racconto di circa 100 pagine di von kleist è qualcosa di strepitoso!!! E'un racconto che un appassionato del Medioevo e specialmente del medioevo tedesco non può lasciarsi sfuggire... Assolutamente coinvolgente fino al punto da voler scendere nel campo di battaglia al fianco del protagonista, dal punto di vista storico ineccepibile, scorrevolissimo nella lettura e con la partecipazione di un personaggio storico a cui mai si sarebbe pensato (sto parlando di Martin Lutero), per un epilogo alla fine neppure troppo scontato... BELLO BELLO BELLO BELLISSIMO!!!!!!!
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