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Il figlio del vento
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Il figlio del vento - Henning Mankell - copertina
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figlio del vento

Descrizione


Alla fine del diciannovesimo secolo un giovane esploratore svedese è in viaggio in Sudafrica alla ricerca di un insetto misterioso. Ai confini del deserto del Kalahari trova invece un bambino rimasto solo e decide di portarlo con sé in Svezia. Molo ha visto uccidere suo padre. Non ha più nessuno quando Hans Bengler lo porta con sé a nord, tra la neve della Svezia: anche se non impiegherà molto a imparare la nuova lingua e ad accettare il suo nuovo nome, la nostalgia per la sua terra non cesserà mai di tormentarlo. Con una bambina vicina di casa si prepara a costruire un'imbarcazione che gli permetta di raggiungere le coste africane. Ma un giorno, la bambina viene trovata morta, uccisa brutalmente, con la gola tagliata e coperta di fango.
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Dettagli

2002
381 p., Rilegato
9788831779883

Valutazioni e recensioni

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RossaMina
Recensioni: 2/5

Ho provato a leggere un altro libro di questo autore, ma il giudizio è rimasto il medesimo: molto, troppo prolisso, particolari che non servono a nulla, se non ad appesantire il libro. Un 2 solo perché la storia è originale e ci fa entrare bene nella nostalgia del protagonista.

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rosanna robbiano
Recensioni: 3/5

Il solito, eccellente Mankell. Ho letto praticamente tutti i suoi libri, questo è uno degli ultimi due o tre che mi mancavano. La storia è originalissima,l'interesse cresce man mano che si legge il racconto. Unica nota stonata, un frequente quanto immotivato ricorso alla descrizione di particolari sessuali e/o altre schifezzuole varie; Stupisce questo, in un autore come Mankell, il quale in genere non ha bisogno di occupare delle righe con riferimenti sessuali o dettagli truculenti , quando è a corto di elementi narrativi. A parte questi "inciampi" che a me danno particolare fastidio - ma sui quali molti altri sicuramente sorvoleranno - il libro è assolutamente consigliabile.

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rossana
Recensioni: 5/5

mi ha intrigato uno scrittore svedese che scrivesse del più grande deserto africano,anche se,all'apparenza, niente è più facile cambiare come il luogo in cui vivere....ed infatti il nocciolo del romanzo ruota proprio attorno alla mistificazione di questa considerazione,con l'ulteriore ingrediente di uno spirito da colonizzazione culturale "buonista". Tantissimi e molto attuali sono gli spunti, emotivi e cognitivi, che questo romanzo riesce a suscitare(dal significato dell'adozione alle varie nature della colonizzazione: esiste una colonizzazione buona?,alla costruzione del senso di identità e di appartenenza...), pur in una ambientazione vecchia di oltre un secolo; molto ricco risulta l'affresco dei diversi paesaggi in sintonia con la diversità delle emozioni e degli stati d'animo. E' un contributo decisamente notevole e poetico al dibattito e alla riflessione sull'immigrazione e sulla diversità e sulla complessità dell'integrazione. Mankell infatti evidenzia l'emarginazione più sottile e profonda dettata dal legame con le proprie radici, con la propria appartenenza, che produce un autoallontamamento pervaso di incurabile malinconia e tristezza, una infinita elaborazione del lutto per ciò che si è perduto e l'ossessione a ritrovarlo.

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Conosci l'autore

Henning Mankell

1948, Stoccolma

Henning Mankell (1948-2015) è stato uno scrittore e regista teatrale. Ha vissuto tra la Svezia e il Mozambico, dove ha diretto il teatro Avenida, a Maputo. Ha creato la fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. In traduzione italiana si contato, tra gli altri: Stivali di gomma svedesi (2016), il giallo Il ritorno del maestro di danza (2010), il romanzo Scarpe italiane (2008), i romanzi di ambientazione africana Comédia infantil (2001) e Il figlio del vento (2002), e il libro testimonianza Io muoio, ma il ricordo vive. Un’altra battaglia contro l’Aids (2005).Tra i suoi ultimi romanzi pubblicati in Italia per Marsilio: Il cinese  (2009), L'uomo inquieto (2010), Ricordi di un angelo sporco (2012), La mano (2013), L'occhio del leopardo...

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