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Il libro di Mellone può certamente definirsi: uno studio interessante su ciò che la destra ha REALMENTE rappresentato nel paese, dal dopoguerra ad oggi e che continua a rappresentare. Usando lo strumento del libro di sociologia vero e proprio(misto ad un approccio giornalistico) il giovane scrittore racconta la società italiana vecchia e moderna, post e pop, attraverso la voce di attori, cantanti, registi, giornalisti, progatonisti della politica e gente da stadio. Il messaggio che lancia Mellone è senz'altro positivo e innovativo. Ci mostra una destra "protagonista" e caparbia; non cupa e incazzosa, ma goliardica e popolare. Una destra che ha saputo rappresentare i gusti della gente comune molto meglio di quanto non abbia fatto l'èlite-egemonica-culturale della sinistra. Ha dettato mode per intere generazioni grazie al suo bagaglio culturalSociale._Senza mai farsi prendere la mano da interpretazioni personali o ragionamenti di parte e banali, il MESSAGGIO che traspare da questo libro sembra essere: "non piangiamoci addosso,non crediamo e non lamentiamoci dell' emarginazione e della ghettizzazione, come vediamo c'è posto anche per 'gli altri' se si sanno far valere..."
Un punto di vista molto originale sulla destra italiana, che va al di là dei facili schematismi politici. Mellone è insoddisfatto di come la destra italiana viene rappresentata, e cerca di mostrarci il suo volto più dinamico, moderno e, in fondo, divertente. Viene fuori una destra libertaria che non disdegna Vasco Rossi, Elisabetta Canalis o Dolce e Gabbana, ma nemmeno le curve degli stadi o i fermenti artistici più interessanti nella destra giovanile. Anni luce lontano da querllo che ci propina la retorica teo-con, che vuole una destra gretta e tutta rinchiusa nella paura del confronto. Mellone passa in rassegna il mondo dello spettacolo, del cinema, delle arti creative, e si interroga su come in Italia anche il fascismo sia diventato un fenomeno "pop": positivo, per quanto riguarda l'autore, un po' meno per chi vuole leggere questo libro con qualche stereotipo di troppo. Alla fine, Mellone si trova d'accordo con Claudio Velardi, l'ex editore del Riformista che nell'introduzione chiede alla politica un nuovo salto di livello. Questo libro è da consigliare a tutti coloro che pensano che la destra italiana sia un covo di ignoranza.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il volume inizia con buone pagine di analisi sociologica e storica, per inclinare però in seguito al cronachismo e al costume. Da qui la sua utilità per un lettore non di destra, ma comunque interessato a comprendere i gusti culturali e i dibattiti in quest'area politica, dai saluti romani di Paolo Di Canio alle discussioni sui film di autori italiani (Luchetti, Virzì ecc.). In qualche caso è anche irriverente nei confronti dell'argomento, né mancano pagine gustose, come quella dedicata al settore dei qualunquisti arrabbiati. La tesi di fondo è che ci sono modi assai differenti di essere a destra, almeno in Italia. La constatazione, con ben altri argomenti e taglio d'analisi, l'aveva già rilevata a suo tempo Franco Ferraresi, detestato a destra. La pubblicistica di destra sulla destra può esibire già una buona bibliografia di pamphlet sulla cultura di destra. Sarebbe da chiedere quando gli intellettuali di destra porranno mano a un apprezzabile saggio che affronti storicamente il problema.
Francesco Germinario
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