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Qualcuno ha detto che il grande problema della letteratura contemporanea, non solo italiana, siano i finali: grandi narrazioni, ben costruite ed architettate, dotate di un buon ritmo e di personaggi interessanti, perfino di un afflato epico nell'affrontare la storia (si veda la discussione innescata da Wu Ming circa la "new italian epic") - ma poi, giunti al dunque, a quella maledetta ultima pagina, si sgonfiano e si afflosciano su dei finali banali o retorici. Non diverso il libro di Bertante, che ha il grande merito di affrontare un periodo storico rovente ma adesso trascurato come quello dell'avvento del fascismo e della guerra di Spagna, da una prospettiva di un "vinto della storia" ma non riconciliato; e lo fa con grande piglio narrativo e serietà documentale. Ma poi il libro (forse non per caso?) prende un ritmo troppo veloce, frettoloso ad accompagnare la disfatta repubblicana; e l'ultima pagina, pur nella sua lodevole intenzione storico-politica di "ponte" tra le generazioni, viene un po' tirata via, e ti lascia in bocca il sapore amarognolo di un'occasione sostanzialmente sprecata.
un romanzo della madonna. da tempo non mi emozionavo così davanti a un libro. che ci dice, finalmente, chiaramente, cos'erano i fascisti (merito importante soprattutto oggi, nel 2008, in Italia: dove i vertici dello Stato s'affrettano a difendere i repubblichini e disertano i 25 aprile); che c'insegna a sognare, a prendere posizione e ad amare. non si può chiedere di più a un romanzo.
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