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Fieramente avverso al fascismo sin dalla prima ora, fu solo con l'uccisione di Matteotti che Salvemini si risolse a un impegno diretto, dal quale fino a quel momento l'aveva tenuto lontano la profonda sfiducia nell'opposizione antifascista. Con l'impegno vennero però anche le sgradite attenzioni dei fascisti, fatte di intimidazioni e tentativi di aggressione, e l'incriminazione per la pubblicazione del foglio clandestino "Non Mollare", che gli valse nell'estate del 1925 trentacinque giorni di carcere. Fu allora inevitabile per Salvemini lasciare l'Italia. Si stabilì prima in Francia e successivamente in Inghilterra e negli Stati Uniti, e divenne, come si iniziò a dire allora, un "fuoruscito".
L'esperienza del primo decennio d'esilio, una volta tornato in patria, nel 1949, volle rievocare raccogliendo ricordi e testimonianze. A quell'opera lavorò a lungo senza riuscire mai a licenziarla definitivamente. Se ne ebbe, prima della sua morte, un parziale e per l'autore largamente insoddisfacente assaggio nel 1954, sulle pagine della rivista genovese "Itinerari". E poi, nel 1960, ormai postuma, con il titolo Memorie di un fuoruscito una versione più ampia curata da Gaetano Arfè. La nuova edizione, curata da Mimmo Franzinelli, al quale si deve anche un abbondante apparato di note e un'esauriente introduzione, ripristina il titolo voluto da Salvemini e include alcune parti recuperate dagli appunti di lavoro.
Indiscutibili sono le ragioni di interesse che presentano queste memorie. I Ricordi costituiscono infatti, pur con le inevitabili distorsioni e con i comprensibili aggiustamenti postumi, uno sguardo gettato all'interno dell'officina critica che Salvemini allestì, da storico e da antifascista, per capire, e per combattere, il fascismo. Ci si può allora render conto come, sin dall'inizio, nell'analisi salveminiana i nessi della situazione italiana con quella internazionale si configurarono come essenziali. Ciò si tradusse in una costante attenzione non solo per la politica estera mussoliniana, ma anche per l'atteggiamento assunto dalle potenze europee nei confronti del nuovo regime. Dal convincimento che l'occasione per il rovesciamento del fascismo potesse essere fornita solo dalla politica internazionale derivò l'importanza attribuita alla controinformazione all'estero, che si tradusse in articoli, opuscoli e pubblici dibattiti, e nella quale si sostanziò il suo impegno antifascista. Non solo questo offrono però i Ricordi. Vi si ritrova anche un ritratto, effettuato dall'interno, del mondo degli antifascisti fuorusciti, degli accesi dibattiti tra partiti e correnti, dell'eroismo di molti, ma anche delle difficoltà materiali che gran parte di essi dovettero affrontare, per i disagi economici e i problemi di inserimento nella nuova realtà. Difficoltà materiali a cui si sommò la grande abbondanza di spie, e provocatori fascisti, da cui furono circondati. Fu insomma, al di là dei riconoscimenti ottenuti a fascismo caduto, una vita difficile quella dei fuorusciti. E tale difficoltà Salvemini volle ricordare. Senza però mai dimenticare, come si legge nelle ultime righe di queste memorie, che "chi in Italia, per anni, non cedé mai, deve essere ricordato con riconoscenza e ammirazione maggiore di chi emigrò".
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