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Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo - Carl Gustav Jung - copertina
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mito moderno. Le cose che si vedono in cielo

Descrizione


In questo saggio del 1958 Jung si occupa dei sempre più numerosi, all'epoca, avvistamenti di «dischi volanti». Da una rassegna dei dati obiettivi disponibili sul fenomeno e dall'analisi delle sue tracce nei sogni e nelle opere degli artisti, conclude che si tratta di immagini unificatrici prodotte dall'inconscio con una funzione di rassicurazione, di fronte a uno stato di smarrimento collettivo negli anni del dopoguerra. Ma non esclude l'ipotesi – suffragata dalla sua teoria della sincronicità – della percezione di realtà fisiche concrete non ancora dimostrabili con strumenti scientifici. Qualche anno prima aveva affermato: «Studiando l'inconscio ci si imbatte nelle cose più straordinarie, dalle quali i razionalsiti distolgono con l'orrore lo sguardo per poi sostenere di non aver visto niente. L'irrazionale pienezza della vita mi ha insegnato a non scartare mai nulla, neanche quello che urta contro tutte le nostre teorie […] o che sembra per ora inspiegabile. Le parole che seguono immediatamente, «a nessuna scoperta si può giungere nella certezza, nella sicurezza e nella tranquillità», appaiono oggi, in anni non meno carichi di prospettive inquietanti, un commento estremamente significativo alle vicende delle esplorazioni spaziali: l'invio di apparecchiature su Marte e, in futuro, lo sbarco di esseri umani su questo pianeta possono essere accompagnati sul piano cosciente da sentimenti di esaltazione o anche da perplessità e timori; ma non possono non avere riflessi profondi in chi considera questi fatti anche come eventi soggettivi, dunque di natura simbolica.
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Dettagli

2004
3 giugno 2004
167 p., ill. , Brossura
9788833915470

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In questo saggio del 1958 Jung si occupa dei sempre più numerosi, all’epoca, avvistamenti di «dischi volanti». Da una rassegna dei dati obiettivi disponibili sul fenomeno e dall’analisi delle sue tracce nei sogni e nelle opere degli artisti, conclude che si tratta di immagini unificatrici prodotte dall’inconscio con una funzione di rassicurazione, di fronte a uno stato di smarrimento collettivo negli anni del dopoguerra. Ma non esclude l’ipotesi – suffragata dalla sua teoria della sincronicità – della percezione di realtà fisiche concrete non ancora dimostrabili con strumenti scientifici. Qualche anno prima aveva affermato: «Studiando l’inconscio ci si imbatte nelle cose più straordinarie, dalle quali i razionalsiti distolgono con l’orrore lo sguardo per poi sostenere di non aver visto niente. L’irrazionale pienezza della vita mi ha insegnato a non scartare mai nulla, neanche quello che urta contro tutte le nostre teorie […] o che sembra per ora inspiegabile. Le parole che seguono immediatamente, «a nessuna scoperta si può giungere nella certezza, nella sicurezza e nella tranquillità», appaiono oggi, in anni non meno carichi di prospettive inquietanti, un commento estremamente significativo alle vicende delle esplorazioni spaziali: l’invio di apparecchiature su Marte e, in futuro, lo sbarco di esseri umani su questo pianeta possono essere accompagnati sul piano cosciente da sentimenti di esaltazione o anche da perplessità e timori; ma non possono non avere riflessi profondi in chi considera questi fatti anche come eventi soggettivi, dunque di natura simbolica.

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Conosci l'autore

Carl Gustav Jung

1875, Kesswil (Svizzera)

Carl Gustav Jung inizia la sua attività nel 1900 come assistente psichiatrico nell'ospedale Burghölzli, diretto da Eugen Bleuler. Nel 1907 conosce Sigmund Freud, con cui stabilisce uno stretto rapporto di studio e di lavoro, ma nel 1912 la pubblicazione di La libido. Simboli e trasformazioni segna la rottura del loro sodalizio.Esperienza decisiva, da cui mette a punto la sua teoria di derivazione psicoanalitica, chiamata "psicologia analitica" o "psicologia del profondo".La maggior parte delle sue opere sono pubblicate dalla casa editrice Bollati Boringhieri.

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