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"Hungry Hollow è in nessun luogo e ovunque", e infatti la serie di quadretti naturalistici che compongono il brillante libro di Alexander K. Dewdney ci porta alla scoperta di un angolo di mondo qualunque dove animali, piante e altri organismi interagiscono tra loro esattamente come potrebbe accadere in ogni ecosistema. Basta farsi guidare dall'esperienza dell'autore per imparare a osservare il mondo in tutte le sue scale: da quella del procione Lotor, che dalla sua tana ricavata nel vecchio tronco di un bagolaro americano domina tutta la collina, a quella microscopica della diatomea Cymbella e dell'ipotrico, organismi unicellulari che vivono grazie a un patto di scambio reciproco. Le descrizioni scientifiche sono molto dettagliate e spiegano come si forma un temporale, come avvengono la fotosintesi o il ciclo dell'acqua, come si svolge la vita degli abitanti del bosco, che finiscono per diventare personaggi a cui il lettore si affeziona. Tuttavia, se si vuole muovere un appunto al testo, talvolta la dovizia di particolari costringe il lettore non esperto a uno sforzo per seguire il filo della narrazione. Il volume è arricchito da alcuni bei disegni naturalistici in bianco e nero (di Christie Lyons e Roman Szolkowski), che permettono di familiarizzare con l'aspetto di alcuni dei protagonisti che vivono tra le pagine del libro. E l'essere umano? Anche un esemplare di questa specie trova il suo posto nel racconto. Dianne, biologa che ha cercato rifugio nella natura di Hungry Hollow, appare però al procione Lotor come un animale "ostile e, visto che butta via il cibo, evidentemente pazzo". Come dargli torto?
Astrid Pizzo
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