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Bello. Lettura scorrevole e argomento interessante. Non mi stanco mai di leggere libri dove i genitori sono convinti di fare il bene dei figli sbagliando tutto. Mi è solo dispiaciuto che al lettore viene spiegato quello che è successo mentre la famiglia rimane all'oscuro.
Ho finito il libro solo perchè volevo vedere se avevo capito come sarebbe finito. Ho finito il libro malvolentieri, non vedevo l'ora di chiuderlo. Non ha muovimento, è piatto. La scrittura non ha ritmo e troppo incasinata. Non lo consiglierei mai. Ma ovviamente ogni cosa va a gusto.
Quello che non ti ho mai detto *** Celeste Ng La sedicenne Lidya Lee viene trovata morta annegata nel lago. I suoi fratelli e suoi genitori non ci vogliono credere e non si rassegnano , pensano ad un omicidio, la loro figlia era troppo buona, troppo bella ed ubbidiente, troppo giovane. La loro sorella era bella , bionda, giovane ed intelligente, solitaria, si volevano molto bene, allora che cosa è successo, perché? Un racconto triste, pieno di sentimenti, fa piangere e commuoverebbe chiunque. Ottimo romanzo per le persone timide e sensibili. Pagg. 268 ottobre 2015
Recensioni
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Lydia non è in camera sua. Sono le sei e mezza di mattina. È uscita? Ha passato la notte con qualcuno? Nessuno ha sentito niente. Purtroppo la verità non tarda a venire a galla, nel laghetto di una tranquilla cittadina dell’Ohio. È davvero impensabile che una sedicenne che non sa nuotare salga su una barca da sola. Marilyn, la madre, ne è sicura: bisogna stanare il colpevole.
Anche se il risvolto di copertina lascia pensare a un thriller, Quello che non ti ho mai detto, romanzo d’esordio dell’americana Celeste Ng, non si basa sulla ricerca di un colpevole, bensì di un movente. A quanto pare, Lydia non si confidava con nessuno, non teneva un diario, perfino in casa si può dire che Marilyn e James, i genitori, e Nath e Hannah, i fratelli, non la conoscessero davvero. Eppure si tratta di una famiglia relativamente benestante, ma con una differenza. James è di origine cinese e i suoi figli sono gli unici “orientali” della città. È stato difficile per lui farsi strada in America e ottenere una cattedra universitaria, per quanto modesta. Al contrario, Marilyn avrebbe desiderato una carriera scientifica ma vi ha rinunciato per dedicarsi alla famiglia. Da allora, tutte le sue ambizioni si sono riversate su Lydia, con regali a dir poco mirati allo scopo. “L’anno prima aveva ricevuto uno spesso volume intitolato Famous Women of Science. Le donne famose l’avevano annoiata. Le loro storie erano tutte uguali: si erano sentite dire che non potevano, ma ci avevano provato comunque. Perché lo volevano davvero, si era chiesta, o perché glielo avevano proibito?” Sono tante le pressioni che Lydia ha dovuto sopportare, ma la più forte sembra quella sociale.
Si intrecciano molti temi in questo libro, e tutti vengono svelati poco per volta, andando a comporre il complesso mosaico della famiglia Lee. Sullo sfondo, gli anni Settanta in cui è ambientata la storia quasi non si avvertono (ed è un’occasione perduta), ma allo stesso tempo i problemi di integrazione dei Lee appaiono di sorprendente attualità. Non basta nascondere la polvere sotto il tappeto: spiccano l’assenza di dialogo tra genitori e figli e gli argomenti tabù, per una volta non limitati al sesso, impossibili da affrontare a viso aperto. Di sicuro c’è molto della biografia dell’autrice anche nell’insistenza con cui si parla di donne che aspirano non solo all’emancipazione, ma a ruoli tradizionalmente in mano maschile. Per la felicità personale, un libro di cucina non è sufficiente. Si può e si deve puntare più in alto. Senza eccedere con la pressione.
Recensione di Damiano Latella
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