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A se stesso. L'ultimo diario - Jiddu Krishnamurti - copertina
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Descrizione


Nella sua camera da letto a Pine Cottage, Krishnamurti detta a un registratore il suo ultimo diario. Ha ormai ottantasette anni, e il tremito delle mani gli rende troppo faticoso scrivere. Per questo decide di esaudire le preghiere di quanti avevano accolto con gioia il Taccuino e il Diario, affidando a un registratore pensieri, ricordi e riflessioni sull'uomo e la sua sorte nel mondo. È uno dei pochi libri in cui Krishnamurti non si rivolge direttamente a un interlocutore, non risponde alle richieste, le domande, i bisogni e i dubbi di un'altra persona, ma parla con se stesso lasciando scorrere liberamente i suoi pensieri. Da queste pagine toccanti emerge intatta tutta l'essenza, la forza del suo insegnamento. Il lettore ha quasi l'impressione di entrare nella coscienza del Maestro, di contemplare con lui quei magici momenti in cui il sole si leva sulle colline dando inizio a un giorno nuovo, splendido, meravigliosamente unico. Il giorno in cui, forse, l'uomo può capire l'intimo significato della vita, del tempo, della libertà, di se stesso, della sua morte. Stranamente l'ultimo brano, forse il più bello, parla proprio della morte. E Krishnamurti, che due anni dopo moriva in quella stessa camera, ci insegna ancora una volta a vivere (e morire) come una foglia appassita, con dignità, semplicità e con un sorriso.
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Dettagli

1990
2 ottobre 1990
128 p., Brossura
9788834009994

Voce della critica

LUTYENS, MARY, La vita e la morte di Krishnamurti, Ubaldini, 1990
KRISHNAMURTI, JIDDU, A se stesso. L'ultimo diario, Ubaldini, 1990
scheda di Comba, A., L'Indice 1992, n. 3

La casa editrice Astrolabio-Ubaldini ha già pubblicato 17 volumi di opere di Jiddu Krishnamurti. A questa lunga serie si aggiunge ora un diario che il maestro dettò al registratore nei suoi ultimi due anni di vita, e un'interessante biografia scritta da Mary Lutyens. Vi leggiamo la storia di un bambino brahmano nato vicino a Madras nel 1895, strappato alla sua famiglia da una singolare setta occidentale, la Società Teosofica, che voleva farne il nuovo Messia. Krishnamurti non fu mai uno studente particolarmente brillante, ma subì con grande pazienza il 'training' cui fu sottoposto da Annie Besant e Charles Leadbeater, capi della Società. Appena fu maggiorenne ed economicamente indipendente, tuttavia, si ribellò ai suoi "tutori" e cominciò a fare dichiarazioni rivoluzionarie che colpirono al cuore la Società Teosofica. Negò la validità di qualsiasi dottrina, religione, ideologia o filosofia. Non voleva seguaci, non pretendeva di diventare un maestro. Il suo obbiettivo era liberare l'uomo dalla paura e dal pregiudizio. Naturalmente questa sua anti-predicazione ottenne un grandissimo e duraturo successo. Nella vita di Krishnamurti vi furono anche singolari momenti di sofferenza psichica, talora accompagnati da perdita di identità, e una persistente amnesia del passato. Negli ultimi anni, come testimonia il suo diario, prevalse la contemplazione della natura e la riflessione sulla morte, concepita come una scomparsa totale del corpo e del principio cosciente.

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