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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2011
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Antonio Spadaro è un gesuita, direttore di La Civiltà Cattolica, ma può anche vantare una lunga esperienza di Internet ottenuta sul campo. In questa sua nuova opera padre Spadaro raccoglie alcuni saggi che, come dice il titolo stesso, gettano le basi per una teologia cattolica che tenga conto del nuovo paradigma che si è formato da quando la Rete è diventata non tanto una realtà parallela a quella usuale ma una realtà agganciata ("aumentata"?) Attenzione: non si parla di pastorale della rete (come usare la rete per evangelizzare), che è una cosa completamente diversa: nel libro si parla proprio di come gli studi teologici dovrebbero tenere conto che noi vediamo le cose in maniera diversa da prima, e quindi potremmo dover modificare la nostra comprensione finita dell'essenza infinita di Dio. Alcune delle considerazioni di Spadaro mi lasciano perplesso, come per esempio considerare il "nuovo significato elettronico" del verbo giustificare e il rischio della manipolabilità del testo sacro in un'epoca di duplicabilità assoluta: per me è più semplice verificare oggi la corrispondenza di un testo all'originale, basta usare un hash, che sapere se un'opera a stampa pur con un imprimatur sia effettivamente identica all'originale. Anche la definizione di surplus cognitivo applicato a Wikipedia mi pare troppo ottimistica: se l'accostamento non fosse un po' blasfemo direi che al più chi ci scrive su è il sale della terra. Ma queste sono pecche minori: il libro è davvero ricco di spunti interessanti, sia grazie allo spessore culturale di Spadaro che per il suo punto di vista "altro", non solo cattolico ma anche più in genere umanista, che riesce a cogliere aspetti rispetto ai quali i sedicenti guru informatici (quorum ego) sono ciechi. Segnalo tra gli altri Facebook che ha cambiato la rete da insieme di pagine e contenuti a relazioni tra persone, la liturgia vista come un tipo peculiare di realtà aumentata, e la bella disanima del pensiero di Levy e Teilhard de Chardin.
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