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Il più breve tra gli undici volumi della saga e il più pesante, riprendendosi un pochino solo verso la fine. L’intero libro è incentrato Jennsen e in misura minore su Oba. La prima è una ragazza talmente tediosa e penosa da farmi rimpiangere perfino Kahlan! Mentre l’altro è un individuo abietto, l’autore riesce facilmente a renderlo odioso e nauseante. I personaggi principali sono ridotti a misere comparse. Per lo meno la guerra va avanti e non si è impantanata. I momenti migliori sono stati gli “scherzi” di Zedd per l’esercito di Jagang. Tuttavia la sua ancora di salvezza è l’ottima ambientazione, in particolare la palude e il sempre straordinario, anche se con un nome patetico, Palazzo del Popolo (è incredibile che Richard preferisca Aydindril). Nel corso di questa saga ci sono stati diversi momenti semplicemente ridicoli per non dire assurdi, ma il modo in cui Jennsen entra nelle prigioni e imbroglia/manipola guardie e Mord-Sith le batte tutte. Se fosse così semplice! Parlando delle Mord-Sith, mi sono chiesto se, visto che Richard non ha esplicitamente ordinato di smettere, esse vengono ancora reclutate e addestrate. È da notare come il mondo della Spada della Verità sia cambiato rispetto al primo capitolo della saga. Tutte le caratteristiche magiche promesse non sono mai apparse (come i draghi verdi usato come buoi nei campi). Sembra aver perso gran parte della sua aura fantastica. La regola del mago esposta può avere un certo valore ma dipende dal contesto. Lasciar perdere il passato può essere fatto se per un’ingiustizia è stata fatta giustizia, altrimenti...
Cambiamento di rotta per Goodkind, in questo capitolo della saga c'è un inversione di veduta dalla prospettiva dei personaggi, risulta essere una novità rispetto ai volumi precedenti ma va a perdere un pò di mordente che ha caraterizzato i precedenti capitoli fin ora, il finale però risolve con una serie di sorprese inaspettate.
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