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Tutti i racconti. Vol. 1: 1950-1953 - Richard Matheson - copertina
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Descrizione


Per la prima volta al mondo, raccolti in quattro volumi tutti i racconti di Richard Matheson, definito dalla critica italiana e internazionale come il miglior scrittore al mondo di narrativa breve. Questo volume raccoglie i racconti scritti dal 1950 al 1953 e precisamente: Nato d'uomo e di donna, Sogni a occhi aperti, Terzo dal sole, Figlio di sangue, L'abito fa il monaco, Il vestito di seta bianca, Occhi di sceriffo (inedito), Le montagne della mente (inedito), Ritorno, La cosa, Dai canali, Guerra di streghe, Prima che avvenga, Fratello della macchina, Sempre vicina a te, Appartamento a basso canone, Cuori solitari, I diseredati, La giusta punizione, L'astronave della morte, Eliminazione lenta, Una stanza per morire, Il cerchio si chiude, Lazzaro II, La legione dei cospiratori, Bambina smarrita, Una chiamata da lontano, La casa impazzita, Casa Slaughter, L'ultimo giorno, L'uomo che creò il mondo, Matrimonio, Gravidanza indesiderata, Paglia umida.
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Dettagli

2013
Tascabile
28 febbraio 2013
565 p., Brossura
9788834721971

Valutazioni e recensioni

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Filippo
Recensioni: 5/5

Bella raccolta di racconti, grande l'abilità dell'autore di emozionare ed interessare in poche pagine.

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zombie49
Recensioni: 4/5

Primo volume della raccolta di tutti i racconti di Matheson, nei 3 anni più prolifici, i primi degli anni '50. Sono quelli dell'immediato dopoguerra, della caccia alle streghe comuniste in America, della celeberrima radiocronaca dell'invasione aliena, della comoda, ma inquietante civiltà delle macchine. Si diffida di una scienza ancora poco conosciuta che promette benessere ma ha saputo inventare la bomba atomica, e il timore di un conflitto di annullamento totale domina il pensiero di molti. Forse un po' superati alcuni racconti di fantascienza, oggi la conquista dello spazio non ci intriga molto, non crediamo in altri mondi prossimi abitati, le guerre spaziali sono relegate ai videogames, non pensiamo che in futuro vivremo di pillole e guideremo astronavi invece di automobili. Tuttavia rimangono sempre fresche, sorprendenti, attualissime a più di mezzo secolo di distanza, le storie di R. Matheson. Un genio poliedrico capace di scrivere racconti di fantascienza, western, fantastici, surreali, horror. Su tutto, l'introspezione dei personaggi, la conoscenza della psicologia dell'animo umano. Nei suoi protagonisti possiamo sempre identificarci, con le loro paure, difetti, desideri, scatti d'ira, debolezze. In particolare da 5/5: L'abito fa il monaco: Stupendo racconto sugli oggetti pensanti, con finale a sorpresa. Dai canali: Sullo schermo TV appare una strana scritta. La famiglia non ci fa caso, ma rincasando un ragazzo avrà una terribile sorpresa. Capolavoro assoluto di horror, letto molti anni fa e mai dimenticato. Sempre vicina a te: Divertente satira fantascientifica sulla divisione dei ruoli uomo/donna. Una chiamata da lontano: Un'anziana malata riceve strane inquietanti telefonate. Da chi? Horror mozzafiato. La casa impazzita: Un uomo è incapace di controllare la propria ira. E se anche gli oggetti maltrattati si adirassero? Stupenda storia surreale.

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Voce della critica

Matheson, o dell'arte della concisione   Richard Matheson (nato nel 1926, scomparso nel giugno scorso) esordisce nel 1950 sulla rivista "The Magazine of Fantasy and Science Fiction" con un racconto destinato a imprimersi per sempre nella mente di chi lo legge: Nato d'uomo e di donna. L'ispirazione è palese: si tratta in pratica del rifacimento di un racconto di Lovecraft del 1921, L'estraneo (Matheson opererà poi altre riscritture: il suo romanzo La casa d'inferno, 1971, richiama molto da vicino La casa degli invasati di Shirley Jackson). Che cosa distingue Nato d'uomo e di donna da un modello tanto illustre? Non è difficile scoprirlo. La storia di un ragazzo portatore di una mostruosità (ignota al lettore) così spaventosa da terrorizzare i suoi stessi genitori, era inserita da Lovecraft in un contesto tipicamente gotico: un castello con torri, corridoi interminabili e ali disabitate. Riusciva in fondo abbastanza naturale, in simile ambiente, la presenza di un mostro. L'effetto "orrore" era affidato solo al fatto che della natura precisa di quella mostruosità non si sapesse nulla. In Matheson l'ambientazione gotica scompare. Salgono così in primo piano gli stati emotivi dei personaggi, non dispersi dalla cornice. La prima frase è di quelle che sconvolgono: "Oggi mia mamma mi ha chiamato mostro". Il paragone suonerà irriguardoso all'accademia, ma viene da pensare a Kafka e al suo Gregor Samsa. Il resto del racconto (di sole quattro pagine) non è però kafkiano. Prende direttamente alla gola e trascina il lettore in un vortice di angoscia. Il fatto è che non è straniante. Tutt'altro: concerne emozioni reali, che è impossibile non condividere a fondo. E, più le si condivide, più si è trascinati in un pozzo di cui non si scorge la fine. Con Nato d'uomo e di donna nasce un autore che si sottrae alle classificazioni. Per le sedi in cui è solito pubblicare, sarà spesso definito scrittore di fantascienza. Nulla di più inadeguato. In Matheson ci sono sì embrioni di spiegazioni scientifiche, ma servono a dare una parvenza di concretezza alle sue fantasie; non a rendere queste ultime razionali e rassicuranti. Quanto all'elemento horror, bisogna intendersi. Matheson, che pure gioca con gli stilemi del genere, è il primo a dirci che dell'orrore non condivide i fattori viscerali, istintivi. E difatti i suoi romanzi che sembrerebbero rientrare nella definizione (Io sono leggenda, il citato La casa d'inferno, Io sono Helen Driscoll) sono tutti tesi a cercare di dare regole allo spavento, a dominare l'ignoto e il terrificante (che poi sono la stessa cosa) tracciandone le mappe. È proprio questo tipo di ricerca che ha ingenerato l'equivoco di un Matheson "scrittore di fantascienza". Tanto che in un saggio del 1967 (anzi, in una raccolta di saggi) meritatamente celebre, In Search of Wonder, Damon Knight si è divertito a "fare le pulci" a Io sono leggenda, sforzandosi di evidenziarne con il massimo puntiglio possibile le incongruenze scientifiche. Sottoposti allo stessi tipo di esame, decine di autori illustri classificabili "di fantascienza", da Theodore Sturgeon a Philip K. Dick, perderebbero il titolo; e persino il romanzo migliore dello stesso Knight, Il lastrico dell'inferno, reggerebbe male alla prova. Ma, nel caso di Matheson, la questione risulta particolarmente oziosa. Che sia autore di narrativa fantastica è certo; in quale delle sottospecie si collochi è quanto meno dubbio. La verità è che Matheson attinge alla letteratura di genere senza fare troppi distinguo. Da ogni filone prende ciò che gli serve: dalla fantascienza la parvenza di razionalità, dall'horror l'incombenza di un'alienità totale e ostile, dal thriller inquietudini e sudori freddi di un protagonista alle prese con una realtà che non capisce e non può dominare. Il tutto messo al servizio di una crisi individuale che domina il proscenio per intero. A furia di mescolare ingredienti con la pazienza di un omeopata, Matheson arriva a iniettare nel genere, quale che esso sia, elementi che parevano non appartenergli: l'inquietante, l'angoscioso, l'incombente, l'elusivo, il fatale. Non è un caso se, convocato da Alfred Hitchcock per scrivere la sceneggiatura di Gli uccelli, scandalizza il regista proponendogli una storia in cui gli uccelli non si vedano affatto. Matheson procede per elisioni, non per aggiunte; consapevole del fatto che sono le mancanze a procurare la paura vera. E che non esiste paura se non c'è protagonista autentico, non di cartapesta, che la scopra in se stesso attraverso progressive incongruenze del reale. Con Matheson il genere si fa umanistico, rifugge dalle formule e da una meccanicità degli eventi che non coinvolga la sfera psichica. Vale anche per le sceneggiature di alcuni film di Roger Corman tratti da Poe (in particolare I vivi e i morti e Il pozzo e il pendolo, più altri minori). In seguito Matheson dichiarerà che, mentre li sceneggiava, Poe non l'aveva ancora letto. Non c'è da fidarsi: le sue interviste sono sempre riduttive, e spesso esasperano per l'eccesso di umiltà che vi figura. Dirà anche, con plateale contraddizione, che dei racconti di Poe si era limitato a mantenere l'inizio e la fine, mentre ne aveva imbottito il più possibile, creandola ex novo, la parte centrale. Ciò è molto più credibile; ma cos'è che Matheson aveva aggiunto? Nei due film citati, essenzialmente lo spessore dei personaggi interpretati da Vincent Price. Resi indimenticabili per le loro patologie assurde destinate a sfociare nella follia. Qualcosa che nei racconti di Poe era appena accennato. Ricordiamo ancora oggi i film di Corman non per la loro aderenza al modello letterario, bensì per gli innesti su di esso delle tematiche di Matheson. Gli strumenti di cui Matheson si serve per perturbarci sono in apparenza tra i più semplici. Non si cerchi in lui lo stilista: ha un fraseggio secco e addirittura scarno, riduce tutto all'osso, non si perde mai in divagazioni. Suona paradossale chiamare ciò maestria, però è così. Nessun altro taglio stilistico avrebbe consentito un pari risultato; meno che mai la ridondanza di certi maestri dell'horror classico come Lovecraft e Poe, in cui la scrittura barocca diveniva parte di ciò che di malato e morboso esisteva nel tema. Matheson è, come detto, suscitatore di sudori freddi, non evocatore di terrori ancestrali. Li genera nell'unico modo possibile: prendendo alla gola. E ciò richiede lo scatto fulmineo, l'effetto sorpresa. Quanto più "normale" è il contesto, tanto più la morsa istantanea risulterà letale. Si nota anche la dimestichezza con media differenti da quello letterario. Oltre a scrivere direttamente per il cinema sceneggiature di successo (Duel, Frantic, per non citare che i titoli più strettamente legati alle tematiche consuete dello scrittore), Matheson firma alcuni episodi indimenticabili della serie televisiva Ai confini della realtà di Rod Serling e, in seguito, di altri telefilm popolari (Alfred Hitchcock presenta, Star Trek, ecc.). Non vi è alcuna differenza rispetto alla narrativa, di cui mantengono la stringatezza e un'identica carica di angoscia. Siamo dunque di fronte a un autentico virtuoso dell'arte del narrare, capace di incursioni multimediali come richiede l'immaginario moderno, ma per riportare tutto a letteratura, cioè alla forma di racconto più antica e consolidata; salvo poi arricchire quest'ultima della visualità e della tecnica che in altri media hanno il loro dominio privilegiato. Scrittore modernissimo, quindi, Matheson, ed è in fondo anche questo che lo ha sempre reso difficilmente classificabile; scrittore di genere senza che sia facile precisare di quale genere si tratti; e, in virtù di tutto ciò, scrittore longevo, che non viene nemmeno sfiorato dalla crisi della fantascienza, dal declino dell'horror, dallo stereotiparsi del thriller. Già prima si poneva altrove, per non dire sopra. Ci mancherà.   Valerio Evangelisti  

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Conosci l'autore

Richard Matheson

1926, Allendale, New Jersey

Scrittore e sceneggiatore statunitense. Autore di romanzi e racconti che hanno forgiato il gusto e le caratteristiche del ‘fantastico’ contemporaneo influenzando profondamente altri linguaggi, dal cinema ai fumetti ai videogiochi. La sua opera, accanto alla maestria nel tratteggiare il soprannaturale e la suspense, è caratterizzata da un realismo rigoroso e da una paradossale ‘credibilità’, da un’attenzione commossa a quell’umanità marginale soggiogata da un potere, da un sistema, da una volontà che assume caratteri ‘mostruosi’. Matheson è stato definito da Ray Bradbury “uno degli scrittori piú importanti del XX secolo”, e questo elogio dell’autore di Fahrenheit 451 è giustificato...

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