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Scorrete lacrime è un romanzo semisconosciuto nel vasto repertorio di Dick per la sua storia un po' atipica ed onirica, a metà tra sogno e realtà, che si svolge come un road movie ambientato nel futuro e si risolve con un finale aperto molto interessante. Il futuro immaginato dall'Autore è di richiamo orwelliano, ma arricchito dal talento visionario di Dick: uno Stato di polizia dominato da pattuglie di Pol e Nazi, un mondo dove sono banditi disordini, povertà e malattia, ed il dissenso, manifestato soprattutto dai gruppi studenteschi ribelli, viene represso con il confinamento nei campi di lavoro forzato e dove persino tra i falsari di documenti si nascondono possibili delatori ed informatori della polizia. L'idea della droga sintetica "ad inclusione spaziale multipla", considerata da molti come un espediente narrativo esile ed affrettato nella risoluzione del romanzo, nasconde a mio avviso letture più profonde: sperimentare altre dimensioni spaziali e di sé per via allucinogena diventa la metafora del desiderio di fuga dalla realtà, della possibilità di universi paralleli, forse anche più autentici e profondi di quelli della vita cosiddetta ufficiale e "normale". Non a caso il nostro protagonista, un anchorman di successo che perde momentaneamente la propria identità, fa incontri umani molto stimolanti proprio in quella parentesi in cui si trova a vivere come una "nonpersona". Così si può interpretare quel passo del romanzo da cui è tratto il titolo, in cui il poliziotto Buckman, ascoltando di sottofondo la sinfonia "Lascrimae antiquae Pavan", riflette sulla sue esistenza e pensa "Scorrete lacrime..ho davvero il karma del poliziotto visto che amo le parole e la musica in questo modo?"
Romanzo caratterizzato da ritmo e frenesia, in grado di suscitare nel lettore curiosità pagina dopo pagina.Interessanti gli spunti su una società ipercontrollata e la necessità di avere un ruolo definito al suo interno."E' attraverso la funzione che svolgi che acquisisci significato"
Cavete laudatores! Ho preso questo volume sulla scia delle entusiastiche critiche lette e, molto stupidamente, della recensione in 2a di copertina, ma anche confortato dalle buone prove di PKD già sperimentato in Do androids..., Ubik e A scanner darkly: confesso quindi di essere partito con aspettazioni forse troppo alte, ma la mia disillusione non può essere motivata solo da questo. Il libro mi è parso abbastanza balordo: dopo un inizio avvincente, ho cominciato a perdere il filo della narrazione, fino a ritrovarmi, a volume finito, con un sacco di interrogativi non risolti e l'intima convinzione di non aver capito qualcosa. Mi è parso che proprio nell'idea di fondo, cioè negli effetti di questa droga che causerebbe distorsioni spaziali, ci siano delle difficoltà concettuali insolubili: quand'è che Tavern/Taverner avrebbe assunto questa sostanza? Gli effetti per lui iniziano dopo l'attacco con la spugna, ma è solo a metà libro se non oltre che il protagonista potrebbe aver assunto inavvertitamente qualcosa. Ma lasciamo stare semplici questioni di verosimiglianza, è proprio la sostanza che mi ha deluso: gli scenari sono piuttosto stupidi, l'idea dei campus universitari dietro il filo spinato può strappare solo qualche accenno di sorriso: via, si salva solo il sistema di polizia e di schedatura dei cittadini, ma mi pare molto poco. Ripeto, probabilmente sono l'unico fesso a non aver capito il volume, ma a mio modesto parere non è rappresentativo del miglior Dick e merita pertanto un voto striminzito, checché ne dicano i fans sfegatati pronti ad incensare qualunque boiata sia uscita dalla penna dei loro paladini, fosse anche il conto del panettiere o, perché no?, del macellaio.
Recensioni
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